A tre settimane dalle prossime elezioni, il Parlamento tedesco approva la mozione anti-migranti presentata dal candidato cancelliere Friedrich Merz, leader dei cristiano-democratici (Cdu). 348 voti favorevoli, 345 contrari e 10 astenuti. Decisivo il contributo di Alternative für Deutschland (Afd), il partito di estrema destra fondato nel 2013 e spesso accostato alle frange neonaziste del paese. Si tratta di un avvenimento storico: non era mai successo che i partiti gemelli Cdu e Csu (Unione cristiano-sociale in Baviera) accettassero i voti dell’ultradestra. Per la prima volta crolla il Brandmauer, il «cordone sanitario» voluto da Angela Merkel per impedire la collaborazione politica con i partiti estremisti. A destare preoccupazione anche il voto del partito liberale (Fdp) che rompe la storica alleanza con i Socialdemocratici (Spd) e i Verdi.

(Bernd Wüstneck/GETTY)
La mozione è stata presentata al termine della scorsa settimana, quando un richiedente asilo afgano ha accoltellato una classe di bambini d’asilo in un parco di Aschaffenburg, in Baviera. Il bilancio è stato di due morti (tra cui un bimbo di due anni) e tre feriti. Il 28enne aveva già commesso reati violenti e aveva ricevuto cure psichiatriche. In merito alla salute mentale si è espresso anche il ministro della salute Karl Lauterbach, dichiarando a Stern Tv che «il 30% dei rifugiati arrivati in territorio tedesco hanno malattie mentali e sono affetti da psicosi». Merz ha ora deciso di allinearsi alla linea di zero tolleranza adottata dalla Danimarca e di mettere fine all’immigrazione irregolare. Non si tratta di una legge, bensì di un appello non vincolante per il governo. Per realizzare il taglio dei flussi migratori, la mozione prevede un controllo continuo alle frontiere e la detenzione per chi è in attesa di espulsione con foglio di via. I Verdi hanno indicato la misura come contraria al diritto comunitario: minerebbe la dignità umana dei rifugiati. Inoltre, gli indirizzi Ip dei migranti sospetti saranno conservati e verrà rinforzata Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. A completare il quadro una forte riduzione della prestazioni sociali e, come riporta Il Manifesto, «la revoca della doppia-cittadinanza per chi si macchia di reati gravi, una pratica illiberale in uso ai tempi del Terzo Reich».
Olaf Scholz, il cancelliere federale socialista che nello scorso dicembre ha perso la fiducia del Bundestag, ha commentato: «Sin dalla fondazione della Repubblica federale tedesca, c’è sempre stato un chiaro consenso tra tutti i democratici: non facciamo causa comune con l’estrema destra». Una tradizione ormai conclusa, con il premier ungherese Viktor Orban che ha esultato su X: «Buongiorno Germania, benvenuta nel club!».
La Germania si sta preparando alle elezioni previste per il 23 febbraio. Merz è il favorito assoluto: la Cdu è attestata oltre il 30%, al netto della manifestazione popolare iniziata ieri sera sotto la sede berlinese del partito contro il cedimento a destra. A seguire Adf intorno al 20%, mentre per la Spd solo il 16-18%. Il partito di Alice Weidel è protagonista di una continua crescita di consenso. A settembre, nelle ultime elezioni regionali ha guadagnato il 30,6% delle preferenze. Picchi raggiunti in Sassonia e in Turingia, länder della ex Ddr. Resta da capire se Afd sarà la prima forza all’opposizione o se invece si ripeterà quanto visto in Austria: tra i litiganti conservatori e socialdemocratici, a godere è stata l’estrema destra di Herbert Kickl. Nonostante Merz abbia per ora escluso ogni alleanza di governo, dopo essersi già allontanato dai Verdi rischia ora di rompere definitivamente con la Spd. E a goderne potrebbe essere proprio Afd.
Il prossimo confronto politico è previsto per venerdì 31 gennaio, quando i conservatori chiederanno di votare per limitare gli ingressi dei richiedenti asilo.