Adesso la tensione diplomatica tra Germania e Russia diventa crisi. Giovedì 12 dicembre l’ambasciatore tedesco a Mosca, Geza Andreas von Geyr, è stato convocato al ministero degli Esteri per essere informato dell’espulsione di due diplomatici tedeschi dalla Russia. La decisione è arrivata in risposta all’analogo provvedimento preso da Berlino verso due diplomatici russi, dopo che a inizio dicembre in un parco della capitale tedesca era stato ucciso il separatista ceceno, Zelimkhan Khangoshvili. Secondo il governo tedesco infatti, dietro all’omicidio, ci sarebbe Mosca e lo squadrone della morte assoldato da Vladimir Putin per assassinare dissidenti in fuga, uomini d’affari e testimoni scomodi.

Attacco all’Europa – Quella di giovedì è stata definita dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, una «misura obbligata» in risposta alla mossa tedesca. Poi Peskov ha attaccato frontalmente l’Unione Europea, aumentando i sospetti sull’omicidio del separatista georgiano: «E’ un dato di fatto che molti complici di attacchi terroristici e omicidi durante i sanguinosi eventi nel Caucaso sono ancora nascosti – ha detto il braccio destro di Putin – Molti di loro si trovano in paesi europei, ottengono permessi di residenza o la cittadinanza e sono liberi di camminare per le strade in pieno giorno tra la gente comune». Il portavoce del ministero degli Esteri tedesco si è detto «rammaricato» per l’espulsione dei diplomatici definita «sbagliata e ingiusta» prima di annunciare «nuovi provvedimenti» contro la Russia sulla base delle indagini.

La spy story – Nel frattempo proseguono le indagini sull’omicidio del separatista ceceno del 4 dicembre scorso: secondo il settimanale tedesco Der Spiegel a ucciderlo sarebbe stato un reparto speciale dei servizi segreti russi: l’Unità 29155. Dal punto di vista giudiziario, invece, la Procura generale tedesca sta cercando di capire se ci possa essere un legame tra l’omicidio di Khangoshvili, freddato con due colpi di pistola, e il “caso Skripal”, l’ex spia russa avvelenata a Londra a marzo. Ad assassinare il ceceno sarebbe stato un uomo che dopo aver sparato avrebbe gettato la parrucca in un fiume vicino al parco e sarebbe fuggito: il sicario è stato identificato nel cinquantraquattrenne, Vadim Krasikov. Come dinamica, quella di inizio dicembre ne ricorda molto un’altra: la fine dell’uomo d’affari russo Albert Nazranov, ucciso nel 2015 in pieno centro a Mosca.

Putin e la Cecenia – Il presidente russo Vladimir Putin nei giorni scorsi non ha mai preso le distanze dall’omicidio, definendo Khangoshvili un «bandito», un «guerrigliero» e un fanatico «antirusso» e per di più «assetato di sangue». Se ufficialmente la guerra civile cecena è finita nel 2009, Mosca sta continuando a cercare separatisti in giro per il mondo. Il rapporto tra la Russia e la piccola repubblica del Caucaso è stato complicato fin dal primo Novecento ed è culminato un secolo dopo con la crisi del teatro Dubrovka del 23-26 ottobre 2002, quando 40 militanti ceceni tennero in ostaggio 850 civili chiedendo l’immediato ritiro delle forze russe dalla piccola Repubblica. L’assedio durò tre giorni e alla fine gli agenti segreti russi misero un agente chimico nel sistema di ventilazione di teatro e lo liberarono provocando la morte di 129 ostaggi e 39 militanti ceceni. Secondo molti questa misura fu sostenuta anche dall’allora presidente russo Vladimir Putin.