L’imperatore giapponese Naruhito si inchina con l’imperatrice Masako davanti all’altare per le vittime del terremoto e dello tsunami dell’11 marzo 2011  EPA/Behrouz MEHRI / POOL

Un inchino un attimo prima delle 14.47 (6.47 ora Italia ndr), seguito da un minuto di silenzio in tutto il Paese. Il Giappone ricorda 10 anni dopo – all’orario esatto del terremoto – la tragedia di Fukushima con l’omaggio a Tokyo dell’imperatore Naruhito alle vittime. Era l’11 marzo 2011 quando si verificò prima una scossa di terremoto di magnitudo 9.1, poi uno tsunami e infine la dispersione delle radiazioni dalla centrale nucleare di Daiichi. I morti sono stati in tutto oltre 15mila, i dispersi più 2.525.

Il sisma e la centrale nucleare – L’epicentro del terremoto del 2011, il più forte in Giappone e il quarto della storia, è al largo, all’altezza della prefettura di Miyagi. Ed è sulla regione del Tohoku che si abbatte il muro d’acqua alto circa sei metri, generato subito dopo dal sisma. Oltre ai centri urbani, lo tsunami colpisce la centrale nucleare di Fukushima Daiichi e le misure di sicurezza non riescono a fermare una serie di esplosioni degli impianti e la fuoriuscita di radiazioni. L’incidente viene oggi ricordato come uno dei peggiori mai avvenuti, insieme a quello di Three Mile Island in Pennsylvania (1979) e di Chernobyl (1986). A differenza di Chernobyl, non si può però parlare di avaria nucleare: a Fukushima i sei reattori erano stati spenti dopo le prime scosse. Attivi erano solo i generatori diesel, che alimentavano un flusso di acqua di raffreddamento per evitare la fusione dei noccioli nucleari. I generatori erano stati però travolti dall’onda e, nonostante i sistemi di alimentazione di emergenza, avevano finito per spegnersi. Il risultato: i reattori hanno cominciato a scaldarsi, un nocciolo si è fuso e ci sono state una serie di esplosioni che hanno rotto la copertura dei reattori e causato il rilascio di una nuvola radioattiva. L’efficienza del sistema della centrale ha contribuito allora a prevenire una strage, tanto che la maggior parte delle vittime sono legate allo tsunami. La zona è però ancora inaccessibile perché radioattiva e i suoi 370 chilometri quadrati restano da decontaminare.

Membri delle squadre di soccorso cercano i dispersi nella spiaggia di Namie, 11 March 2021.  EPA/KIMIMASA MAYAMA

Le commemorazioni in Giappone – Per il decimo anniversario è stato organizzato un memoriale al Teatro Nazionale di Tokyo. Hanno partecipato l’imperatore Naruhito e la consorte Masako, ma anche il primo ministro Yoshihide Suga. A causa dell’emergenza Covid-19, per la prima volta non c’è stato il pubblico e gli omaggi floreali, di solito portati dalla gente. «È importante che non dimentichiamo la lezione imparata con l’enorme perdita a causa del disastro – ha detto l’imperatore – che la trasmettiamo alle nuove generazioni e che restiamo pronti, sempre, per il futuro». Il premier ha invece parlato dello stato dei lavori di ricostruzione dicendo che ci sono «progressi», nonostante l’area sia stata ulteriormente colpita dal tifone del 2019, dalla pandemia e dal terremoto di magnitudo 7 lo scorso febbraio. Oltre alla cerimonia di Tokyo, ce ne sono state altre nelle prefetture più colpite nel 2011: Miyagi, Iwate e Fukushima.