Iranian students form a human chain around the Uranium Conversion Facility (UCF) in Isfahan, 430 km (267 miles)  south of the capital, Tehran August 16, 2005. Iran's new chief nuclear negotiator has said further talks can resolve its atomic standoff with the West, while insisting that Tehran will not give up its plans to develop a full nuclear fuel cycle. "Iran deems it a principle to continue talks and it accepts negotiation as the right manner," Ali Larijani, installed as secretary of Iran's Supreme National Security Council on Monday, told the Sharq daily in an interview published on Tuesday.   REUTERS/Raheb Homavandi

Ripartono a Ginevra i colloqui sul nucleare tra l’Iran e il gruppo “5+1”. L’obiettivo è definire, tra il 9 e il 10 gennaio, l’avvio del monitoraggio dell’attività atomica iraniana, dopo il gioco di annunci e smentite dei giorni scorsi tra i vertici iraniani e Usa. “Le due parti sono d’accordo sulla data del 20 gennaio”, aveva assicurato il 2 gennaio scorso il direttore del Ministero degli Esteri iraniano, Hamid Baedineyad, smentito a qualche ora di di distanza dalla portavoce del Dipartimento di Stato americano, Marie Harf.

Dalla due giorni di incontri, il vice ministro degli Esteri e caponegoziatore iraniano sul nucleare, Abbas Araqchi, e Helga Schmidt, vice responsabile della politica estera dell’Ue dovranno tirar fuori la data di partenza dei sei mesi di monitoraggio dell’attività nucleare iraniana da parte dell’ Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) e di una commissione composta da Tehran e il gruppo 5+1, ovvero 3 paesi europei (Gran Bretagna, Francia e Germania) più gli altri 3 non-europei (Usa, Russia e Cina).

Lo storico accordo sul nucleare siglato il 24 novembre scorso a Ginevra, riconosce infatti all’Iran il diritto all’arricchimento dell’uranio sul proprio territorio solo per uso civile, ma prevede una cornice temporale di sei mesi, durante la quale Teheran dovrà dare prova che le sue attività nucleari siano completamente pacifiche. Alla fine del “periodo di prova” si cercherà una soluzione definitiva al dossier.

I punti dell’accordo
La commissione dovrà soprattutto verificare che l’Iran non arricchisca l’uranio oltre il 5%,adeguato a realizzare combustibile per il reattore iraniano di Bushehr ci e ben al di sotto della soglia di più del 90% necessaria a renderlo utilizzabile per la produzione di armi nucleari. Tehran dovrà impegnarsi a neutralizzare le scorte di uranio arricchito al 20% e a non installare altre centrifughe né centrifughe di nuova generazione. L’Iran dovrà anche fermare il reattore di Arak, che al momento produce plutonio, elemento utile alla costruzione delle armi nucleari.

L’Occidente si impegna a non imporre sanzioni a Teheran per i prossimi sei mesi e consentirà al paese di accedere all’equivalente di 4,2 miliardi di dollari bloccati in banche straniere e allenterà le sanzioni che colpiscono il commercio di oro e metalli preziosi, il settore dell’auto e le esportazioni iraniane di prodotti petrolchimici: un alleggerimento complessivo pari a 1,5 miliardi di dollari. Qui il testo integrale.

A Teheran tra apertura e critiche
I vertici laici del Paese guardano ai prossimi giorni con ottimismo: “I colloqui sul nucleare stanno proseguendo con serietà e forte volontà politica”, ha scritto l’8 gennaio il capo della diplomazia iraniana Mohammad Javad Zarif sulla sua pagina Facebook. Del parere opposto la suprema guida religiosa iraniana l’Ayatollah Khamenei, che il 2 gennaio scorso a Qom, nel nord del Paese, ha espresso forti critiche sull’approccio americano ai colloqui nucleari e sui diritti umani. Opinioni espresse nuovamente su Twitter, proprio alla vigilia dell’incontro di Ginevra. Una strategia per applicare pressione sugli americani o un tentativo di mostrarsi al popolo “duro e puro”, mentre il governo prosegue l’affare?

Alexis Paparo