Alla fine ha ceduto: il premier slovacco Robert Fico formalizzerà le dimissioni il 15 marzo, a patto che il presidente Andrej Kiska nomini un successore del suo stesso partito. La decisione è arrivata dopo le numerose proteste dei cittadini che accusano il Governo di avere legami con la criminalità organizzata. Il caso è scoppiato dopo l’uccisione del giornalista Jan Kuciak che indagava sui rapporti tra politica e ‘ndrangheta, il 22 febbraio scorso.

Terremoto politico – 50mila persone sono scese in piazza per chiedere un ricambio della classe politica del paese. Criminalità e corruzione sono le accuse indirizzate al partito di maggioranza, il social-populista Smer. Così sono arrivate le dimissioni di Fico che ha governato la Slovacchia per dieci degli ultimi 12 anni. Il passo indietro è stato concordato con i leader alleati del Most-Hid, il partito della minoranza ungherese, e l’ultranazionalista Partito nazionale slovacco. Nei giorni scorsi hanno lasciato l’incarico anche Robert Kalinak, ministro dell’Interno e braccio destro del premier, il ministro della cultura Marek Madaric e altri esponenti del partito. Nel discorso del 14 marzo, Fico ha denunciato “Una campagna mirata a destabilizzare la Slovacchia dei media internazionali, che descrivono il paese come buco nero dell’Europa”. Poi la dichiarazione del passo indietro, “ma a patto che l’attuale coalizione governativa continui a rispettare il mandato ricevuto dagli elettori”. Secondo i media locali, il probabile sostituto di Fico sarà Petr Pellegrini, vicepremier con delega agli investimenti.

Una immagine di Jan Kuciak tratta da suo profilo Facebook

‘Ndrangheta e potere – Proteste e successive dimissioni sono iniziate con la morte del giornalista 27enne, Jan Kuciak, ucciso il 22 febbraio insieme alla sua fidanzata. Stava scrivendo per la testata locale Aktuality un’inchiesta che coinvolgeva politici e criminalità organizzata italiana. Secondo il reporter, il collegamento tra l’imprenditore calabrese Antonino Vadalà e Robert Fico era la modella ex Miss Universo Mária Trošková, assistente del premier ed ex amante di Vadalà. Un’altra pista che riconduce alla politica sono le minacce che il giornalista ucciso aveva subito da Marian Kocner, imprenditore che viveva nello stesso complesso di lusso del premier e del ministro dell’Interno. Subito dopo la morte di Kuciak, i sospetti sono ricaduti su una ‘ndrina con sede in Slovacchia. La polizia aveva arrestato sette italiani, tra cui Vadalà, salvo rilasciarli due giorni dopo l’omicidio perché non erano emerse “prove sufficienti a passare a un’accusa formale”. Il 13 marzo però Antonino Vadalà è finito di nuovo agli arresti su mandato della procura di Venezia nell’ambito di un’indagine su traffico internazionale di stupefacenti, riciclaggio e mafia.