«La leadership di Hamas all’estero sta cercando un sostituto per il suo leader nella Striscia di Gaza Yahya Sinwar». Questo il messaggio del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, riportato da The Times of Israel, mentre le forze armate continuano a pianificare l’offensiva su Rafah e a portare avanti quella su Khan Younis, dove è stato messo fuori uso l’ospedale Nasser, rimasto senza le risorse e l’energia necessaria per curare le decine di persone tra i reparti.
Le rivendicazioni – Di Sinwar, leader di Hamas che sarebbe tra i pianificatori della strage del 7 ottobre, non si avrebbero più notizie da alcune settimane. Un silenzio colto dal ministro della Difesa di Israele per insinuare un possibile cambio di vertice: «Hamas non si fida dei suoi comandanti, è una cosa molto evidente. La stazione di Hamas-Gaza non risponde, non c’è nessuno con cui parlare come leadership sul terreno. Questo significa che vi sarà una gara per decidere chi gestirà Gaza». Le ipotesi che filtrano dall’intelligence israeliana, però, localizzano Sinwar in un luogo al sicuro nella città di Rafah, l’ultima roccaforte ancora nelle mani di Hamas. E il gruppo armato palestinese, tramite un membro dell’ufficio politico, assicura: «Ricopre ancora il suo ruolo di leader».
Sul campo – I combattimenti proseguono mentre prende forma l’idea di un assalto a Rafah, cittadina che si trova a sud della Striscia al confine con l’Egitto dove si troverebbero oltre un milione e mezzo di persone fuggite dal nord. Un piano sostenuto dal ministro del gabinetto di guerra Benny Gantz, secondo cui «il mondo e i leader di Hamas devono sapere che, se entro il Ramadan i nostri ostaggi non saranno a casa, i combattimenti andranno avanti». Lo fanno a Khan Younis dove, per Gallant, le armate palestinesi «sono state sconfitte». Una resa che il ministro della Difesa ha esaltato in modo trionfante: «Questo indica qualcosa sulla loro comprensione dei rapporti di forza: hanno capito che il loro destino sarebbe stato quello di arrendersi o morire, che non esiste una terza opzione». I raid hanno inoltre messo fuori uso quello che era il più grande ospedale ancora funzionante a Gaza. Il Nasser ospitava ancora decine di pazienti, feriti di guerra e malati a causa della crisi sanitaria, ma non ci sono più acqua, energia e personale. Una situazione che avrebbe causato la morte di almeno sette persone.
L’attacco di Lula – Quasi 30mila civili palestinesi sono stati uccisi dal 7 ottobre, i quali si aggiungono ai 69mila feriti dai raid. Un bilancio riportato anche dal ministero della Salute del Paese e che il presidente brasiliano Lula da Silva, al vertice dell’Unione Africana ad Addis Abeba, ha paragonato al genocidio nazista: «Non è mai esistito nulla di simile nella storia se non quando Hitler ha deciso di uccidere gli ebrei. Non è una guerra di soldati contro soldati, ma tra un esercito altamente preparato e donne e bambini». Israele ha dichiarato il presidente del Brasile “persona non grata” per le sue accuse, il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha affermato: «Non dimenticheremo né perdoneremo. È un grave attacco antisemita. A nome mio e dei cittadini israeliani, dite al presidente Lula che è persona non grata in Israele finché non si riprenderà la situazione».