La Svezia ha inseguito e fermato nelle proprie acque territoriali la nave bulgara Vezhen con l’accusa di aver danneggiato il 26 gennaio un cavo sottomarino che collega Svezia e Lettonia. Il danno è avvenuto a cinquanta metri di profondità. Non si tratta comunque di un evento isolato, ma si aggiunge a una serie di altri presunti sabotaggi. Per molti sarebbe parte della strategia di «guerra ibrida» che la Russia sta conducendo contro i paesi occidentali. L’obiettivo sono le infrastrutture energetiche e i cavi di comunicazione.

Nordstream – A settembre 2022 due esplosioni hanno distrutto i gasdotti Nordstream 1 e 2 che collegavano Russia e Germania. Si tratta del più grande attacco alle infrastrutture europee dalla Seconda guerra mondiale. Un’indagine svedese ha rivelato la natura dolosa del fatto provando l’uso di esplosivi. La Russia all’epoca dei fatti aveva chiesto un’indagine internazionale al Consiglio di sicurezza dell’ONU che però venne respinta. Svezia, Danimarca e Germania avviarono indagini separate che però non portarono a nessuna accusa formale. Russia e paesi occidentali finirono per accusarsi a vicenda senza identificare un colpevole.

Gli altri precedenti – L’8 ottobre 2023 un secondo incidente ha coinvolto il gasdotto Balticconnector che collega Finlandia ed Estonia. Nella stessa notte sono stati danneggiati anche due cavi di telecomunicazioni tra Estonia e Svezia, oltre che cavi russi nel Golfo di Finlandia. Le infrastruttre sono state compromesse dalla nave container NewNew Polar Bear. L’imbarcazione batteva bandiera di Hong Kong ma era registrata in Cina. Il presunto sabotaggio sarebbe avvenuto tramite l’ancora della nave.
Stessa dinamica nel novembre 2024 quando sono stati danneggiati due cavi di telecomunicazioni. Il primo tra la Lituania e l’isola svedese di Gotland, il secondo tra Helsinki e il porto tedesco di Rostock. Entrambi erano collegamenti crucial per l’internet ad alta velocità in Europa settentrionale. Il ministro degli Esteri tedesco Boris Pistorius all’epoca dei fatti ha affermato: «Nessuno crede che questi cavi siano stati tagliati accidentalmente». I sospetti sono ricaduti sulla Yi Peng 3, una nave mercantile cinese partita dal porto russo di Ust-Luga. Salita a bordo, la guardia costiera danese ha scoperto che l’equipaggio era russo. Secondo le indagini, il 17 novembre la nave ha gettato l’ancora senza interrompere la navigazione tranciando così il primo cavo. Inoltre il transponder che traccia e trasmette gli spostamenti delle imbarcazioni è rimasto spento per diverse ore. L’ancora è rimasta calata per 170 chilometri colpendo così il secondo cavo prima di essere issata. I presunti sabotaggi sono stati condotti anche via terra. Il 3 dicembre 2024 è stato danneggiato un cavo di fibra ottica terrestre tra Finlandia e Svezia. La rottura del cavo in due punti differenti, vicino Helsinki, ha aumentato i sospetti e ha escluso la possibilità dell’incidente per mano di un escavatore.

La flotta fantasma – A dicembre 2024 è stato manomesso il cavo elettrico Estlink 2 tra Finlandia e Estonia insieme ad altri quattro cavi di telecomunicazioni. La guardia costiera finlandese ha sequestrato una petroliera russa nell’area del danno. La nave, Eagle S, batteva bandiera delle Isole Cook ed era partita da San Pietroburgo per andare a Port Said in Egitto. Per il capo delle dogane finlandesi Sami Rakshit la nave faceva parte della «flotta fantasma» russa. Si tratta di navi russe che aggirano l’embargo occidentale sull’export di gas e petrolio. Per farlo mettono sulle navi bandiere di altri stati come le Isole Cook o, in altri casi attestati, il Gabon. L’obiettivo è poi vendere il materiale a Cina e India. Secondo un’analisi del Kiev School of Economics Institute, il 70% dell’export petrolifero russo viaggia oggi su queste navi. Per questo è dal 2022 che gli Stati che si affacciano sul Mar Baltico rafforzano le proprie difese. I continui presunti sabotaggi alle infrastrutture hanno portato anche la Nato a intervenire. A metà gennaio, il segretario generale della Nato, Mark Rutte, dopo una telefonata con il presidente finlandese Alexander Stubb, ha annunciato di voler rafforzare la propria presenza nelle acque del Nord Europa. «Dobbiamo essere preparati a minacce ibride molto diverse. Viviamo tempi in cui tutto può essere trasformato in un un’arma. E ora dobbiamo adottare più misure per proteggere le nostre infrastrutture critiche», così ha dichiarato nelle ultime ore la vicepresidente della Commissione europea per la Sovranità tecnologica, Henna Virkunnen, in riferimento all’evento di ieri.