Conto alla rovescia per laverso la fine della tregua umanitaria tra Israele e Hamas che, come concordato, è in scadenza il 27 novembre 2023. Il cessate il fuoco stabilito per quattro giorni, che ha consentito il rilascio di 39 ostaggi israeliani in cambio della liberazione di 117 prigionieri palestinesi e l’arrivo di aiuti umanitari nella Striscia, entra nel suo ultimo giorno. Da più parti, però, si lavora per estendere l’accordo.

I nodi – L’ultima fase del negoziato prevede il rilascio di altri 11 ostaggi, la cui lista è arrivata nelle mani di Israele dopo una trattativa volta a modificare l’elenco, in seguito alle contestazioni avanzate sia da Israele che da Hamas. Secondo il Wall Street Journal è intervenuta anche la mediazione di Egitto e Qatar per estendere la tregua e ampliare l’elenco degli ostaggi, che oltre a donne e bambini dovrebbe includere anche uomini anziani. Un altro nodo riguarda il fatto che il primo ministro del Qatar ha fatto sapere che Hamas deve ancora localizzare decine di ostaggi, che sarebbero in mano alla Jihad islamica palestinese o ad altri gruppi armati o addirittura a singoli individui.

FONTE: ANSA

Le aspettative – La tregua, però, potrebbe non essere giunta alla fine e nopn si esclude una proroga. Di questa possibilità hanno discusso durante una telefonata il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente americano Joe Biden. Netanyahu ha fatto sapere che «c’è un piano di intesa che prevede la liberazione di 10 ostaggi per ogni ulteriore giorno di tregua». Mentre Biden preme per «estendere la tregua oltre lunedì». Ogni 24 ore, quindi, una decina di ostaggi israeliani dovrebbero essere rilasciati in cambio di almeno 30 detenuti da Israele. Anche i vertici di Hamas hanno dichiarato di voler estendere la tregua, ma hanno ammesso di aver bisogno di più tempo perché «gli ostaggi vanno rintracciati». Un appello perchè  la trregua continui è arrivato anche dai vertici dell’Unione Europea. Si è mossa anche la Nato: «Chiedo un’estensione della pausa delle ostilità a Gaza, questa servirà per portare nuovi aiuti umanitari e liberare più ostaggi. Il livello di sofferenze a cui abbiamo assistito richiede una soluzione politica», ha detto il segretario generale Jens Stoltenberg.

Pace lontana- Una vera e propria pace, però, sembra ancora lontana. In un messaggio video, Netanyahu ha ripetuto che dopo il rilascio degli ostaggi la guerra non si fermerà: «Alla fine dell’accordo, noi ritorneremo alla piena forza per raggiungere i nostri obiettivi: distruggere Hamas, assicurare che Gaza non ritorni a quello che era e naturalmente liberare tutti gli ostaggi. Sono sicuro che avremo successo in questa missione, perché non abbiamo altra scelta».

Musk in Israele- Nel frattempo si lavora anche per ripristinare il sistema di comunicazioni nella Striscia. in questo senso Elon Musk ha raggiunto un «accordo di principio» con Israele per l’autorizzazione a usare la rete di satelliti Starlink. Il patron di Tesla è atterrato a Tel Aviv ed è stato guidato dallo stesso Netanyahu in un tour del kibbutz Kfar Aza, devastato durante l’assalto di Hamas del 7 ottobre. Il tutto a pochi giorni dalle accuse di antisemitismo rivolte al proprietario del social X per il suo rifiuto di cancellare un messaggio che accusava gli ebrei di razzismo