Lo scenario della guerra in Medioriente in questi ultimi giorni è il sud della Striscia, in particolare Khan Younis, che è ormai in macerie. Proprio lì, stando a quanto riportato dall’Idf (le forze di difesa israeliane), sono state uccise decine di miliziani di Hamas e sono state distrutte tutte le infrastrutture terroristiche della zona. Non solo terroristi di Hamas, ma anche civili e sfollati tra le vittime: il 24 gennaio, un carro armato ha sparato due colpi contro un rifugio dell’Unrwa (l’agenzia gestita dalle Nazioni Unite che si occupa del soccorso dei profughi palestinesi) a Khan Younis. Sono 12 le vittime accertate, a cui si aggiungono 75 feriti, di cui 15 gravi.
L’attacco all’Unrwa – A confermare il bilancio del raid sul rifugio è stato Tim White, vicecoordinatore umanitario per i territori occupati, in un’intervista al Guardian. Lo stesso White ha anche lasciato intendere che i soccorsi umanitari sono arrivati in ritardo sul posto perché rallentati da Israele, che intanto ha negato la responsabilità dell’attacco. Il raid ha costretto l’ospedale cittadino al-Khair a chiudere, rendendo ancora più critica la situazione nel sud della Striscia.
L’Italia in campo – Il ministro degli Esteri e vice premier italiano Antonio Tajani è in queste ore in visita in Israele. Secondo l’agenda, il capo della Farnesina incontrerà il ministro degli Esteri, Israel Katz, e il ministro del Gabinetto di guerra, Benny Gantz, concludendo la giornata con una visita al premier Netanyahu. Nel colloquio con il presidente israeliano Isaac Herzog si è parlato della guerra a Gaza e della situazione internazionale che sta maturando giorno per giorno dopo gli attacchi del 7 ottobre. Durante l’incontro Tajani ha ribadito che l’Italia «sostiene con forza le azioni del governo israeliano contro le organizzazioni terroristiche», aggiungendo che si deve cooperare per «avviare un percorso politico che porti alla formula della soluzione a 2 Stati».
Che cos’è – Rilanciata con regolarità dall’inizio della guerra, rifiutata da sempre con forza da Netanyahu ma discussa fin dagli anni Trenta, la soluzione dei 2 Stati prevede la creazione di due nazioni, una ebraica e una araba, per porre fine a oltre un secolo di conflitto israelo-palestinese. Con tale proposta ai residenti nella Striscia di Gaza verrebbe data la cittadinanza del nuovo Stato palestinese, cosa che verrebbe offerta anche ai rifugiati; per quanto riguarda gli arabi residenti in Israele, avrebbero invece l’opportunità di scegliere quale delle due cittadinanze possedere.