Resta alta la tensione in Medioriente, dove nelle scorse ore sono continuati i combattimenti nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, mentre vanno avanti i colloqui per arrivare il prima possibile ad una tregua tra Hamas e Israele.

Le macerie del campo profughi di Jabalya (ANSA/MOHAMMED SABER)

Un accordo sempre più improbabile, quello sul cessate il fuoco a Gaza e sul rilascio degli ostaggi rapiti da Hamas il 7 ottobre. La speranza di una tregua prima dell’inizio del Ramadan si affievolisce dopo che Israele ha disertato i colloqui al Cairo, accusando Hamas di non aver fornito una lista degli ostaggi ancora in vita. Da parte sua, l’organizzazione accusa Tel Aviv per la strage del pane avvenuta la scorsa settimana e per le tensioni crescenti in West Bank dove il ministro Bezalel Smotrich ha approvato 3.500 nuovi insediamenti. La conferma che la trattativa sia a un punto morto arriva da funzionari Usa, citati dal New York Times. Gli Usa hanno invitato Hamas ad accettare le condizioni stipulate nella bozza di intesa elaborata a Parigi a fine febbraio, che consentirebbe una pausa di sei settimane nei combattimenti e la liberazione di circa 40 ostaggi. L’accordo, inoltre, prevedrebbe anche un rilascio di 15 prigionieri condannati per gravi atti di terrorismo in cambio delle donne soldato rapite il 7 ottobre.