I presunti assassini del presidente haitiano, Jovenel Moise, sono stati arrestati. Ad annunciarlo è stato il direttore generale della polizia, Léon Charles. «Quattro mercenari sono stati uccisi, altri due sono stati fermati e sono sotto il nostro controllo», ha detto in televisione sottolineando anche che tre poliziotti presi in ostaggio sono stati liberati. È questa la risposta delle forze dell’ordine all’azione di un commando armato che nella notte del 6 luglio ha fatto irruzione nella residenza presidenziale uccidendo il capo dello Stato e ferendo gravemente la consorte Martine. Secondo il portale HaititLibre, la moglie del presidente è stata trasferita in aereo a Miami (Stati Uniti) per essere curata. La first Lady, atterrata ieri pomeriggio (7 luglio) in Florida, si trova in condizioni stabili ma critiche.

La scena del crimine – Secondo le prime indiscrezioni, la figlia del presidente, Jomarlie Jovenel Moïse, è riuscita a nascondersi nella camera da letto di suo fratello. Due membri del personale di servizio sono stati invece immobilizzati, senza però subire danni. L’attenzione degli assalitori si è concentrata sul presidente Moise, colpito almeno 12 volte. Il giudice di Pétion-Ville, Carl Henry Destin, ha riferito a Le Nouvelliste di aver visto «l’impatto di un proiettile in mezzo alla fronte, mentre altri proiettili calibro 9 mm sono entrati all’altezza del petto, delle anche e dell’addome». «L’ufficio e la camera da letto del presidente sono stati saccheggiati. Lui era disteso sulla schiena. Indossava pantaloni blu ed una camicia bianca macchiata di sangue. La sua bocca era aperta, l’occhio sinistro sfondato», ha aggiunto il primo magistrato a essere intervenuto sul luogo dell’assalto.

Gli attentatori – Chi erano gli attentatori? Il primo ministro Claude Joseph ha parlato di «mercenari» di non chiara provenienza. I residenti avrebbero visto uomini in mimetica nera che avrebbero usato armi di grosso calibro, bombe a mano e perfino droni. Alcuni assalitori avrebbero parlato spagnolo, altri inglese. Nell’ex colonia invece, le lingue principali sono francese e creolo. Proprio questo farebbe pensare a un coinvolgimento di forze straniere. L’ambasciatore statunitense Bocchit Edmon ha detto al Guardian che gli aggressori si sarebbero «presentati come agenti della DEA [Drug Enforcement Administration, l’agenzia federale degli Stati Uniti che si occupa del contrasto alla produzione e al commercio di droga] e che avrebbero detto di far parte di un’operazione contro il narcotraffico». The Miami Herald conferma questa versione con un video. Ma questo particolare è stato smentito da un portavoce governativo haitiano.

La crisi politica – Chi sono i mandanti? Le prime ipotesi parlano di boss di potenti bande malavitose o anche di forze straniere alleate con l’opposizione interna. La seconda ipotesi non viene esclusa vista la situazione politica incandescente. Lunedì 5 luglio il presidente Moise aveva annunciato la destituzione del premier Claude Joseph e la sua sostituzione con Ariel Henry, che sarebbe così diventato il quinto capo del governo dal 2020. L’avvicendamento non è mai avvenuto. Anzi, il primo ministro si è preso «i pieni poteri» dopo l’attentato.

Lotta al vertice – «Il primo ministro sono io. Joseph era un premier uscente ad interim. E quindi secondo me non lo è più. O ci sono due primi ministri nominati in questo Paese?». È stata questa la reazione del capo del governo designato Ariel Henry in un’intervistaLe Nouvelliste. Henry ha spiegato di «non voler spargere benzina sul fuoco e accrescere un incendio già grave». Tuttavia, sostiene Ariel, «la mia nomina è stata pubblicata dalla Gazzetta ufficiale e io stavo già formando un governo quando hanno attaccato la residenza presidenziale». Peraltro, l’attuale primo ministro Joseph rimarrebbe anche nel nuovo governo con l’incarico di ministro degli Esteri.

Le reazioni dall’estero – E proprio dall’estero arrivano unanimi reazioni di condanna all’omicidio. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, si è detto «scioccato e rattristato». Washington «continua a lavorare per una Haiti sicura» e chiede di non rimandare le elezioni previste per quest’anno. L’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Josep Borrell, si è invece detto «scioccato» ricordando di aver avuto uno scambio di opinioni con il defunto capo dello Stato haitiano soltanto tre settimane fa.  «Questo crimine – ha aggiunto il diplomatico spagnolo – comporta un rischio di instabilità e una spirale di violenza». Proprio per evitarla, una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stata convocata oggi, 8 luglio. Nell’organo dell’Onu sono Messico e San Vincenzo e Grenada i membri non permanenti che rappresentano l’America Centrale nel 2021. Anche la Chiesa Cattolica, la principale organizzazione religiosa nell’ex colonia francese, ha condannato l’assassinio: «Qualunque essa sia, la vita va rispettata dal concepimento alla morte naturale», ha commentato all’agenzia missionaria Fides padre Renold Antoine, missionario redentorista (la società di preti fondata da napoletano Alfonso Maria de Liguori nel Settecento). Anche Papa Francesco ha inviato un telegramma di cordoglio