Si presentano e pregano il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di fermare la guerra e di riportarli a casa. Sono Noa Argamani (26 anni), Yossi Sharabi (53 anni) e Itai Svirsky (38 anni), tre dei 242 ostaggi rapiti dai miliziani di Hamas la mattina del 7 ottobre 2023. Dopo 100 giorni di guerra, l’organizzazione terroristica ha pubblicato un video che mostrerebbe alcuni dei sequestrati ancora in vita, da verificare, con in sovrimpressione delle scritte minacciose accompagnate da una musica inquietante: «Domani (il 15 gennaio per chi legge, ndr.) saprete il loro destino». Infine, un messaggio per l’esecutivo di Tel Aviv: «Il vostro governo vi mente». Sono ore di attesa per conoscere il destino degli ostaggi, mentre il segretario di Stato americano Antony Blinken ha assicurato il sostegno Usa per il ritorno dei rapiti.

Il video –  La prima ad apparire in video è Noa Argamani: «Portateci dalle nostre famiglie», chiede la 26enne. La ragazza era diventata uno dei simboli del dolore e della rabbia israeliani per l’attacco subito all’alba del 7 ottobre. Noa quella mattina era insieme al suo ragazzo al Nova festival, rave party vicino al kibbutz di Re’im, a pochi chilometri dalla Striscia, quando un gruppo di terroristi ha fatto irruzione uccidendo e rapendo centinaia di persone. Le immagini, che avevano fatto il giro del mondo, mostravano la ragazza in sella a una moto tra due uomini che la portavano via mentre lei chiedeva aiuto al suo fidanzato, poco distante, anch’egli in mano dei terroristi. La sua storia ha scosso il mondo intero tanto che le preghiere della madre di Noa, la signora Liora, erano arrivate al presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

A seguire, nelle immagini diffuse il 14 gennaio da Hamas, compare Yossi Sharabi, di Be’eri, rapito da casa sua. Nel kibbutz di Be’eri i terroristi avevano sequestrato anche Itai Svirsky che era andato lì a trovare la sua famiglia. Le frasi che appaiono in chiusura del filmato sembrerebbero preannunciare degli aggiornamenti sulle condizioni degli ostaggi mostrati in video. Qualche ora prima, un portavoce delle brigate al Qassam, Abu Obeida, aveva rivelato che il gruppo non aveva più notizie di molti ostaggi, alimentando l’ipotesi di una loro morte nei bombardamenti israeliani che hanno ucciso più di 23mila palestinesi dal 7 ottobre. «Il nemico è responsabile del loro destino», aveva dichiarato Obeida, citato dalla testata online Al Jazeera.

Blinken: «Non ci fermeremo» – In un post su X, il segretario di Stato Antony Blinken ha ribadito la posizione degli Stati Uniti sulla guerra tra Israele e Gaza: «Cento giorni di prigionia a Gaza sono davvero troppi. Gli Stati Uniti non si fermeranno finché tutti gli ostaggi rimasti, compresi sei americani, non si saranno riuniti ai loro cari». A distanza gli ha risposto l’Olp, l’organizzazione per la liberazione della Palestina, che critica il posizionamento statunitense: «Vergogna per coloro che rimangono complici e non chiedono un cessate il fuoco immediato a Gaza. Si vergognino».