«Il presidente delle persone, del popolo». È stata introdotta così Hillary Clinton, nella sua prima apparizione in pubblico dopo la sconfitta delle presidenziali dell’otto novembre scorso. E lei si è rivelata nelle sue fragilità, mostrando quell’umanità che in molti le hanno rimproverato di non aver avuto in campagna elettorale. «Ci sono state diverse volte in quest’ultima settimana in cui non avrei voluto fare altro che rannicchiarmi con un buon libro o con i miei cani e non uscire più di casa», ha ammesso la Clinton senza nascondere l’amarezza per l’esito del voto che ha eletto presidente il repubblicano Donald Trump.
L’ex candidata democratica era ospite della serata di gala organizzata a Washington dalla Children’s Defense Fund. Occhi stanchi e viso segnato, la Clinton è salita sul palco accolta da un’ovazione del pubblico e da Marian Wright Edelman, fondatrice dell’organizzazione e sua amica di lunga data. È stata lei a definirla «il presidente del popolo», cristallizzando forse l’unica consolazione possibile dopo la sconfitta: il voto popolare non lo ha preso Trump. Quello lo ha conquistato la Clinton, con oltre un milione di voti di distacco dal repubblicano. Ma per il sistema elettorale americano contano i grandi elettori, e quelli sì hanno determinato la vittoria dell’imprenditore newyorkese.
«Ammetto che venire qui stasera non è stato facilissimo per me», ha esordito l’ex candidata democratica alla Casa Bianca. Hillary Clinton, vestita dell’abituale pantsuit blu, cede alle sue fragilità. Appare commossa, voce tremante e sommessa, così diversa dalla donna d’acciaio che gli americani e il mondo intero hanno imparato a conoscere negli ultimi mesi. «So che molti di voi sono delusi dal risultato delle elezioni. Lo sono anch’io, molto più di quanto riuscirò mai ad ammettere», ha continuato, quasi svuotata dell’aggressività e dell’energia dimostrate durante i mesi della campagna.
Ma Hillary Clinton, per quanto segnata da quella che lei stessa ha definito la più grande delusione della sua vita, si dimostra ancora convinta della grandezza del suo Paese, della straordinarietà e delle possibilità degli americani. Prima di lasciare il palco, forse per tornare ad accoccolarsi con un libro fra le mura rassicuranti di casa, Hillary Clinton rivolge una preghiera ai suoi, investendoli della stessa missione che l’ha guidata a un passo dalla Casa Bianca: «Credetemi quando vi dico: l’America vale la pena. I nostri figli valgono la pena. Credete nel nostro Paese, lottate per i nostri valori. E mai, mai arrendersi».