Dimissioni in massa nell’opposizione del Parlamento di Hong Kong (Ansa)

«Da oggi in poi, Hong Kong non si può più dire che c’è ‘un Paese, due sistemi’». Con queste parole la rappresentante della corrente democratica nel Legislative Council (il parlamento) di Hong Kong, Wu Chi-wai, ha annunciato durante la conferenza stampa di mercoledì 11 novembre le dimissioni di 15 deputati del governo locale. La decisione è stata presa in seguito all’espulsione di 4 membri dell’opposizione voluta dal Partito Comunista cinese. Alvin Yeung, Dennis Kwok, Kwok Ka-ki e Kenneth Leung sono stati accusati di non essere «patrioti cinesi» e di fare ostruzionismo, facendo così scattare i provvedimenti previsti dalla legge sulla sicurezza nazionale.

Carrie Lam – Il capo esecutivo di Hong Kong Carrie Lam, candidata appoggiata da Pechino nelle elezioni 2017, non ha tardato a replicare ai dimissionari, spiegando che la decisione di Pechino è solo la conferma che i quattro «non sono qualificati per essere legislatori». Gli esclusi, sostiene sempre Lam, non rispettavano i requisiti per far parte del Consiglio Legislativo e già la legge locale offriva motivi validi per l’espulsione. Inoltre, in relazione alle dimissioni di massa dei deputati d’opposizione, ha negato la necessità di elezioni suppletive, assicurando che un’aula composta solo da deputati favorevoli all’establishment è comunque legittima.

Civic Party – Il partito cui appartengono i deputati espulsi (tranne Kenneth Leung, rappresentante di un’associazione professionale) è il Civic Party, formazione pro-democrazia fondata nel 2006. Guidato da Alvin Yeung, uno degli espulsi, costituisce con il Partito Democratico l’ultimo baluardo dell’indipendenza di Hong Kong dalla Cina. Questo schieramento, chiamato anche Pan-democratico, consta di 24 deputati (su 70 del parlamento) cui spetta il ruolo di opposizione a quello di maggioranza che segue i dettami di Pechino. Lo scontro tra i due si è particolarmente acceso nella primavera del 2019, quando venne presentato il disegno di legge riguardante l’estradizione di latitanti verso la Cina continentale. Questa avrebbe permesso, di fatto, il controllo giuridico del Partito Comunista cinese nella regione di Hong Kong. In seguito a una grande mobilitazione popolare sostenuta dai pan-democratici il disegno di legge venne bloccato nei primi giorni di luglio dello stesso anno.

Sicurezza Nazionale – Il contrario è successo per la legge sulla sicurezza nazionale, approvata a fine giugno 2020. In seguito alla campagna di ostruzionismo parlamentare lanciata ad ottobre 2019 dai democratici, la Cina ha annunciato nella primavera successiva una nuova legge. Con l’obiettivo di sopprimere il dissenso, il governo centrale ha approvato una serie di provvedimenti destinati a limitare ancor di più le libertà di Hong Kong. Il segretario generale del Partito Comunista cinese Xi Jinping, nonostante le proteste continuate anche nei mesi dell’epidemia da Coronavirus, con l’appoggio di Carrie Lam è riuscito a colpire nuovamente la Basic Law, la costituzione entrata in vigore nel 1997 quando da ex colonia britannica Hong Kong è diventata regione amministrativa speciale cinese.