La corsa alla Casa Bianca tra Kamala Harris e Donald Trump, a pochi giorni dalla sua conclusione, è più che mai un testa a testa, con poche variazioni significative a livello nazionale, La sfida dunque resta all’ultimo voto, specialmente nei cosiddetti swing states, gli stati in blico come Michigan, Georgia, Arizona, Wisconsin, Nevada, North Carolina e Pennsylvania. Per vincere, i due candidati devono conquistare almeno 270 Grandi Elettori su un totale di 538. Attualmente, i democratici sembrano avere sotto controllo 226 delegati, mentre il Gop (Grand Old Party) ne conta 219. Ad esempio, se uno dei candidati vincesse in Georgia, guadagnerebbe 16 Grandi Elettori, in North Carolina sarebbero 15 e in Arizona 11. Considerando la particolare legge elettorale americana, un candidato può ottenere il maggior numero di voti a livello nazionale e comunque perdere le elezioni.
Le principali preoccupazioni e divisioni dell’elettorato statunitense sono le seguenti:
Aborto – La decisione della Corte Suprema di rivedere il diritto all’aborto ha polarizzato il Paese. Harris, sostenendo la libertà di scelta, punta a conquistare gli elettori progressisti, mentre Trump si allinea con l’elettorato conservatore che approva limitazioni più stringenti.
Ambiente – Harris prosegue l’agenda climatica del governo attuale, con incentivi per energie pulite e rinnovabili, puntando alla permanenza negli Accordi di Parigi. Trump prevede di interrompere i sussidi all’energia eolica e di aumentare la produzione di combustibili fossili per rendere il Paese indipendente dal punto di vista energetico.
Diritti civili – Harris pone l’accento sui diritti delle minoranze e sul contrasto alle disuguaglianze, proponendo misure per aumentare l’accesso a casa e istruzione. Trump, invece, ritiene che le riforme sociali debbano essere ridotte, enfatizzando la necessità di mantenere ordine e sicurezza.
LGBTQ+ – Harris difende l’espansione dei diritti LGBTQ+, mentre Trump ha sostenuto politiche più restrittive, criticando gli attuali sforzi di sensibilizzazione sulle tematiche di genere e orientamento sessuale nelle scuole e nella società.
Economia – La crisi post-Covid, l’inflazione e i timori di recessione occupano il centro del dibattito. Kamala Harris propone incentivi per la classe media, mentre Trump promette una politica fiscale orientata alla riduzione delle tasse per lavoratori e imprese, criticando le regolamentazioni ambientali che, a suo dire, ostacolano la crescita industriale.
Immigrazione – Trump propone un ritorno alle politiche di chiusura dei confini, mentre Harris suggerisce una riforma più inclusiva, con percorsi di regolarizzazione per i lavoratori già presenti nel Paese.
Politica estera – La politica estera americana è al centro della discussione, specie riguardo ai rapporti con la Cina e l’Europa, e sul sostegno all’Ucraina. Harris difende la linea democratica di supporto ai Paesi alleati, mentre Trump critica gli impegni internazionali, preferendo un ritorno all’isolazionismo.
Sicurezza nazionale e geopolitica – Entrambi i candidati sostengono Israele nel conflitto con Hamas, ma Harris adotta una posizione più critica verso il bilanciamento della crisi umanitaria. Trump è favorevole a un’azione rapida di Israele per fermare il conflitto, senza però indicare una soluzione diplomatica.
Sistema sanitario – Harris sostiene una sanità pubblica accessibile e la riduzione dei costi dei farmaci, mentre Trump critica le restrizioni pandemiche e si oppone a un ruolo federale ampliato nella sanità. Inoltre, Trump sembra intenzionato a smantellare uffici per la preparazione alle pandemie istituiti durante l’amministrazione Biden.
Tecnologia e innovazione – Harris ha promesso una regolamentazione più stretta per le Big Tech in risposta ai timori per privacy e disinformazione. Trump, al contrario, ha criticato queste regolamentazioni, ritenendole una minaccia all’innovazione.