L'arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio con Néstor e Cristina Circhner

Dopo le prime esultanze per la semplicità e l’umiltà del Papa Francesco, nella serata del 13 marzo della sua elezione sono emerse subito le ombre del suo passato. Soprattutto in Rete, dove si è molto discusso del ruolo del nuovo Pontefice nel periodo oscuro della storia argentina, gli anni della dittatura della Giunta militare argentina di Jorge Rafel Videla.

La stampa latinoamericana ha subito ricordato come dopo il colpo di Stato del 1976 Jorge Mario Bergoglio fosse connivente con la giunta. Il suo grande accusatore è il giornalista argentino Horacio Verbitsky che presiede l’associazione delle vittime della dittatura. L’atto d’accusa a Bergoglio è all’interno del suo libro del 2006, L’isola del silenzio. Dove racconta tra l’altro come la congregazione di cui faceva parte il nuovo Pontefice organizzò una cerimonia in omaggio a uno dei capi della dittatura militare. Il giornalista però non è mai riuscito a trovare la foto che inchiodasse Bergoglio, perché a quella cerimonia non c’era. Eppure pende su di lui il sospetto di essere responsabile della “sparizione dei due gesuiti”. “Non ci sono prove schiaccianti ma quello che raccontarono a me fu l’operazione di pulizia condotta fra i gesuiti contro coloro che si opponevano ai militari e volevano denunciare le violazioni dei diritti umani”, ha detto Verbitsky nell’intervista a la Repubblica.

A favore del Papa Francesco è il fatto che avesse fatto il Mea culpa, chiedendo nel 2000 insieme ad altri vescovi argentini il perdono alle famiglie dei “desaparecidos”. “Poiché in diversi momenti della nostra storia siamo stati indulgenti verso le posizioni totalitarie, supplichiamo Dio, Signore della storia, che accetti il nostro pentimento…”, recitava la lettera firmata da Bergoglio. Una testimonianza che giustifica il Papa Francesco è anche quella di Don Gaetano Saracino, missionario scalabriniano e oggi parroco romano, che ha avuto modo di lavorare con lui in Argentina per lunghi anni, quelli della crisi seguita al peronismo. Negli anni bui seguiti alla dittatura, racconta Don Gaetano, “Papa Francesco si è dedicato ai poveri con tutta la sua forza: con la vendita di scuole dei gesuiti, distribuendo pasti nei Barios, accentando il dialogo anche con quei benpensanti benestanti che lo etichettavano come ‘sporco comunista’, ma del cui aiuto la comunità cristiana aveva bisogno”.

Certo che la posizione ambigua dell’arcivescovo nei confronti della giunta militare non ha giovato ai rapporti con il governo dei Kirchner. Il presidente dell’Argentina Cristina Kirchner ha accolto freddamente la notizia dell’elezione a Papa dell’arcivescovo di Buenos Aires. Anche perché Bergoglio si era opposto con veemenza alla legge sui matrimoni gay del 2010. Proprio per evitare nuovi scontri con i vescovi la Kirchner ha dovuto archiviare la nuova legge sul aborto.

Anna Lesnevskaya