millennials_usaSolo un giovane su due voterà per Hillary Clinton. Molti non andranno alle urne o si rifiutano di partecipare ai sondaggi. Sono questi i dati più recenti sulle intenzioni di voto alle presidenziali americane, come riportato da Reuters/Ipsos. I millennials, giovani nati a partire dagli anni ottanta che in passato sono stati decisivi per la doppia elezione di Barack Obama, si rifiutano di sostenere la candidata democratica. Un non-voto, dunque, che rischia di favorire indirettamente Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca.

Nel 2012 Obama ottenne il 67 per cento dei voti nella fascia 18-35, contro il 30 per cento di Mitt Romney. È grazie a questo distacco che riuscì a vincere in stati in bilico come Florida, Virginia, Ohio. Se oggi il peso elettorale dei giovani è maggiore rispetto al passato (i millennials hanno superato le generazioni precedenti in termini demografici), non stupisce che negli ultimi giorni di campagna elettorale Hillary Clinton si sia rivolta proprio a questo bacino di voti potenziali. Nell’ambito dell’iniziativa get-out-the-vote, diversi artisti americani si sono esibiti in concerto: Beyoncé e Jay-Z in Ohio, Jennifer Lopez in Florida, Katy Perry e Stevie Wonder in Pennsylvania, Bon Jovi in North Carolina. La candidata democratica spera così di recuperare terreno e di svecchiare la propria immagine.

Le ragioni di questa disaffezione dei giovani sono note: Clinton è vista come una donna fredda, inaffidabile su piano politico e troppo legata alla finanza di Wall Street. Diametralmente opposta la figura di Bernie Sanders, che durante le primarie democratiche era riuscito a infiammare i millennials con le sue proposte. Al pragmatismo politico di Clinton, infatti, si è opposto il fascino degli ideali socialisti del senatore del Vermont. Non è un caso che la candidata democratica, una volta ottenuta la nomination, abbia ripreso nei suoi discorsi alcuni punti del programma di Sanders. Fra i più rilevanti, la lotta al cambiamento climatico, l’aumento del salario minimo e la riduzione delle tasse universitarie.

Sul fronte opposto, i ripetuti attacchi di Trump ad immigrati, neri, ispanici e donne sono costati molti voti al candidato repubblicano. Ridotto anche il supporto degli under 35 ai due indipendenti Gary Johnson (Partito Libertariano) e Jill Stein (Verdi), i quali in un primo momento sembravano poter erodere voti alla Clinton proprio nell’elettorato più giovane.

La partita per la Casa Bianca, dunque, si gioca tutta sul terreno dei millennials, in un’elezione che paradossalmente vede a confronto i due candidati più anziani della storia. Sessantanove anni Hillary Clinton, settanta Donald Trump. Ciò che farà la differenza sarà la capacità della democratica di convincere i «ragazzi di Sanders» a votare per lei o, appunto, la sua incapacità nell’ostacolare un non-voto che ormai sembra essere sempre più probabile.