Di Nicola Baroni
Il filosofo e psicanalista marxista Slavoj Žižek, diventato ormai una star mondiale per i suoi studi che uniscono filosofia, psicanalisi e cultura popolare, ha recentemente annunciato che se votasse in America sceglierebbe Trump. La sua argomentazione è semplice: Trump aveva ragione quando, all’indomani del supporto dato da Sanders alla Clinton, disse che era come se un membro di Occupy Wall Street avesse sostenuto la Lehman Brothers. Le posizioni dei due principali sfidanti alle primarie democratiche erano sempre state inconciliabili e la collusione della Clinton con i grandi gruppi finanziari e la sua protezione dell’attuale sistema economico rendevano l’endorsement di Sanders falso. Oltre che rendere oggi la candidata democratica inaccettabile per Žižek, che la ritiene persino peggio di Trump, nelle vesti di finta progressista che nascondono una donna “guerrafondaia e compromessa con i poteri forti”.
La vittoria di Trump, invece, sarebbe l’unico disperato modo per la classe dirigente e il popolo americano di risvegliarsi. Una scossa diversa da quella che avrebbe inferto Sanders al sistema politico ed economico, ma sul lungo termine migliore dell’immobilismo cui porterebbe l’elezione della Clinton. Tutto ciò nella certezza che con Trump non si rischierebbe alcun sovvertimento dell’ordine democratico: la democrazia del paese è infatti abbastanza solida e matura da poter sopportare anche il peso di «The Donald».
Molti ex elettori di Sanders, soprattutto tra i millennials, non gradiscono Hillary Clinton e opteranno forse per i candidati terzi. Così come faranno molti repubblicani ostili a Trump. Allo stesso modo si sono visti molti endorsement al contrario in questa campagna elettorale, da alcuni giornali neutrali che si sono schierati contro Trump, a molti repubblicani che hanno sostenuto apertamente Hillary, tra cui George Bush.
Una cosa tuttavia è il suggerimento di votare contro il proprio candidato, un’altra il supporto al candidato avversario, soprattutto quando questo è Donald Trump. Ma Žižek non è l’unico a pensarla in questo modo. Su posizioni simili anche il giornalista Christopher Ketcham, che dal Daily Beast, a inizio settembre, ha dato voce ai sandersiani. Questi, inorriditi dalla Clinton, si preparavano a sostenere Trump. Non erano pochi secondo Ketcham, e attraversando il paese aveva parlato con molti di loro, sentendosi ripetere sempre la stessa cosa: «Hillary è il candidato di Wall Street. Loro temono Trump. Per me basta». E Ketcham è d’accordo: «Ciò di cui ora ha bisogno la politica americana è costernazione, confusione, dissenso, disordine, caos, crisi, e Trump è ora la scelta migliore per questo vero passo in avanti».
A prima vista un’argomentazione disperata e fondata sul paradosso, più utile a mostrare il disprezzo di Žižek e Ketcham per la Clinton che qualsiasi loro punto di contatto con Trump. E destinata ad avere poco seguito nell’elettorato. In realtà la posizione di Žižek e Ketcham, se analizzata a fondo, si rivela ancora più paradossale di quanto loro stessi credessero. I due non sono fascisti, ingenui reazionari e neppure conservatori affezionati all’elefantino, quanto piuttosto elettori pragmatici ed esasperati dall’attuale establishment che Trump vuole sovvertire. Insomma, due elettori modello del tycoon. Nessun paradosso: i voti di Sanders li potrebbe raccogliere Trump.