La marcia dei riformisti è arrivata a destinazione, o forse è appena cominciata. Emmanuel Macron è diventato il presidente della Repubblica Francese e l’agenda dei sui primi cento giorni è fitta di impegni. C’è prima di tutto l’Europa, la ricostruzione di un asse con la Germania e il rafforzamento dell’intesa con l’Italia, poi la politica interna, dalla riforma del lavoro a quella della scuola, passando per la sicurezza minaccaita dal terrorismo e il rinnovamento della classe politica. Un programma denso. Per capirlo la Sestina ha intervistato Mauro Zanon, giornalista di base a Parigi che racconta la Francia sulle pagine de il Foglio. È lui l’autore di “Macron, la rivoluzione liberale francese”, un libro che verrà pubblicato nei prossimi giorni dalla casa editrice Marsilio.

Europa – Per Macron la bandiera blu con le stelle in cerchio non è mai stata un bersaglio da attaccare. È stato piuttosto un vessillo da tenere alto e semmai da riformare. «Con queste elezioni Parigi può tornare ad essere un faro dell’Europa. Il nuovo presidente andrà immediatamente a Berlino, per rilanciare il motore franco-tedesco. Questo avverrà indipendentemente dalle elezioni di settembre. Certo Martin Schulz potrebbe essere un interlocutore migliore di Angela Merkel, ma anche con lei non ci sarebbero problemi». Questo motore servirà per muoversi verso un obiettivo: la creazione di una politica finanziaria comune. Un esempio di questa nuova visione dell’economia europea è il Buy European Act, un provvedimento che impegnerà i Paesi dell’Unione Europea ad affidare le commesse pubbliche solo a quelle imprese che hanno almeno la metà delle loro attività in Europa. Non è ancora chiaro invece come cambieranno i rapporti con l’Italia. All’ombra del Colosseo le elezioni sono incerte e a seconda di chi salirà a Palazzo Chigi la relazione con Parigi potrebbero cambiare: «Macron spera che il prossimo premier sia Matteo Renzi. Con lui potrebbe creare una nuova Europa basata su un asse tra Germania, Francia e Italia. Con altri politici, con idee molto diverse, costruire questa rete sarebbe più difficile. In ogni caso il nuovo governo avrà un occhio molto attento sulla penisola. Molto probabilmente il nuovo consigliere per l’Italia del governo sarà Jacques Attali. Non è solo l’uomo che ha permesso a Macron di andare in politica ma anche una delle persone di cui si fida di più». Attali è stato nel 2007 è stato a capo della Commissione per la Liberazione della Crescita, un gruppo di esperti incaricato da Nicolas Sarkozy di studiare delle proposte per rilanciare l’economia francese. Fra i 42 partecipanti c’erano anche l’ex primo ministro Mario Monti.

Il libro scritto da Mauro Zanon che uscirà nei prossimi giorni

La politica interna – Il primo passo che farà il neo presidente sarà in una direzione opposta al passato. «Macron lo ha ripetuto molte volte in campagna elettorale: appena eletto si metterà al lavoro su una legge per la moralizzazione della vita pubblica. Il suo obiettivo è rinnovare la politica francese. Vuole che tutti i candidati alle elezioni si presentino con una fedina penale pulita e vuole vietare anche ai politici di assumere i proprio familiari. Il riferimento allo scandalo che ha travolto Fillon è chiaro». Ma la politica è solo l’inizio. Gli altri due ambienti da riformare sono la scuola e il lavoro. «Macron punta molto sulla scuola. È il grande cantiere in cui si formano i cittadini francesi. Il suo obiettivo è quello di cambiare l’organizzazione delle scuole di periferie. Creare classi piccole, da 12 studenti, in un ambiente in cui ora ci sono classi con anche 20 nazionalità diverse. Ha detto spesso che è l’unico modo per ridare mobilità sociale ed economica a chi vive in quelle zone. Per il lavoro punterà a sviluppare la riforma del governo Hollande, rendendo il mercato del lavoro ancora più flessibile». Gli attentanti terroristici che hanno colpito la Francia negli ultimi mesi non sono certo passati in secondo piano. C’è anche il tema della sicurezza a segnare il calendario di Macron: «Un grande obiettivo del suo governo è la riorganizzazione dei servizi segreti distrutti dalle scelte politiche degli ultime cinque anni. Qui le misure da prendere sono molte, vanno dalla creazione di una cellula di coordinamento fino alla riorganizzazione.

Obiettivo Parlmento  C’è ancora una incognita che tiene in scacco il futuro del nuovo volto della Francia. L’11 e il 18 giungo ci saranno le elezioni per scegliere i membri del Parlamento. Qui Macron potrebbe trovarsi in quella situazione che viene finita cohabitation, quando cioè il presidente è di una formazione politica diversa dalla maggioranza del parlamento. Un convivenza scomoda insomma, che bloccherebbe molte riforme. Ma la probabilità che si crei una situazione del genere non è molto alta. «I francesi tradizionalmente hanno sempre confermato il colore politico scelto alle presidenziali. En Marche! si è presentata ovunque a queste elezioni e quindi non dovrebbe fare troppo fatica ad ottenere un buon risultato. Certo tutto dipende dalle percentuali e soprattutto da chi verrà scelto come primo ministro. Se dovessi dare un nome sceglierei quello di Sylvie Goulard, eurodeputata. In alternativa Macron potrebbe puntare su Gérard Collomb che attualmente è sindaco di Lione».