Senato-francese

Una veduta del Palazzo del Senato francese

Una nuova frattura rischia di attraversare il partito del presidente Hollande: sommelier e astemi. L’ipotesi di tassa sui vini ventilata dalla Commissione per la sicurezza sociale del Senato francese, presieduta dal socialista Yves Daudigny, ha scatenato la protesta di un gruppo di parlamentari anch’essi socialisti, ma contrari a colpire «un settore già in difficoltà».

«Pensate che in questo momento infliggere una tale tassa a questo settore sia giudizioso?», si interrogano. Il dibattito è nato dopo che la Commissione ha cominciato a riflettere all’eventuale creazione di una tassa per limitare il consumo di Bordeaux, Beaujolais, Sauvignon Blanc e simili. L’ottica era incentivare i consumi giudiziosi tramite una cosiddetta «fiscalità comportamentale». Ma l’idea non è piaciuta a un’ala del partito del presidente Hollande. Dopo la scure che si è abbattuta nel 2012 sullo Chambord prodotto sulla Loira e la Creme de Cassis di Digione (liquori), e dopo l’aumento delle accise a partire dal 1 gennaio sulla Jenlain ambréé (birra), al momento di toccare i vini è scoppiata la protesta.

«Il consumo di vino – affermano i parlamentari in una nota diffusa a Parigi – non smette di diminuire in Francia, dove è stato dimezzato in 20 anni». Al tempo stesso, aggiungono, «la viticultura esce con difficoltà da una crisi maggiore». Il vino è anche uno dei principali prodotti di esportazione per la Francia, con un giro d’affari di otto miliardi di euro.

Lucia Maffei