Una ferita alla democrazia. La decisione del governo di Atene di chiudere, da martedì, la televisione pubblica Ert (Ellinikí Radiofonía Tileórasi) sta ulteriormente avvelenando il clima in Grecia. In bilico, secondo i sindacati, ci sarebbero 14.500 dipendenti che rischiano il licenziamento entro la fine di luglio.
Il sindacato dell’informazione (Esiea) ha già proclamato uno sciopero di 24 ore di giornalisti, tecnici e dipendenti amministrativi di tutti i mezzi d’informazione radiotelevisivi pubblici e privati del Paese. Domani invece sciopererà la carta stampata, e le mobilitazioni continueranno «finché il governo non ritirerà le proprie decisioni autoritarie che imbavagliano l’informazione».
La chiusura della tv di stato è stata «una decisione pienamente autonoma nel contesto di modernizzazione dell’economia greca e rendere efficiente il settore pubblico», ha fatto sapere la Commissione Ue. Ma pare che la privatizzazione della Ert fosse un passaggio previsto nel quadro degli accordi presi con la troika. Il governo di Atene nel contempo ha annunciato «un disegno di legge su una nuova radio, internet e televisione greca», mentre già trapelano indiscrezioni sulla nuova azienda radiotelevisiva greca che nascerà dalle ceneri della Ert: si chiamerà Nerit SA (Nuova Radio, Televisione e Internet ellenica). come riferito dal quotidiano Kathimerini.
Reazioni alla notizia sono arrivate anche dalla Fnsi, la Federazione nazionale della stampa italiana: «La chiusura della tv pubblica greca decisa dal governo ellenico è un fatto di gravità assoluta. Nessuna politica di austerità può giustificare operazioni di questo tipo che sono veri e propri furti di democrazia» ha commentato Franco Siddi, segretario della Fnsi.
Andrea Tornago