Il documento, quattro pagine, è marchiato con l’intestazione Top Secret. “Con questo ordine autorizziamo la creazione di dati in cui vengano registrate le chiamate in entrata e in uscita delle schede telefoniche Verizon, la localizzazione delle telefonate, gli orari e la durata. Dall’ordine è escluso il contenuto delle conversazioni”. Con questa decisione firmata dal giudice della Foreign Intelligence Surveillance Court (Fisa) Roger Vinson, la National Security Agency, l’organismo governativo che si occupa della sicurezza nazionale, è stato autorizzato a raccogliere i dati sul traffico degli utenti di Verizon, una delle più importanti compagnie telefoniche americane.
Lo scoop è del Guardian, che ha rivelato come l’operazione sia partita il 25 aprile e debba concludersi il 19 luglio. “Questo documento – scrive il giornale britannico – dimostra che per la prima volta sotto l’amministrazione Obama, le registrazioni delle comunicazioni di milioni di cittadini americani vengano raccolte indiscriminatamente e in massa, a prescindere dal fatto che gli utenti siano sospettati o meno di un illecito”.
Tutto legale, come detto, ma ne è nato l’ennesimo scandalo del 2013 per l’amministrazione Obama. Soprattutto per la quantità di cittadini sottoposti a questo monitoraggio. Certo, l’ordine del Fisa escludeva di registrare il contenuto delle conversazioni, ma la pubblicazione del documento ha suscitato imbarazzo alla Casa Bianca, che non ha rilasciato dichiarazioni. Silenzio anche dalla National Security Agency e dal Dipartimento di giustizia Usa.
Questa vicenda si affianca a quella recente dei giornalisti dell’agenzia giornalistica Associated Press, che ha rivelato come l’amministrazione americana tra l’aprile e il maggio 2012 abbia spiato le conversazioni dei giornalisti. Negli Stati Uniti è in corso un acceso dibattito sul Patriot Act, la legge che consente di effettuare operazioni come quella sugli utenti Verizon e che dopo l’11 settembre ha esteso i poteri di spionaggio degli organi di polizia a discapito della privacy dei cittadini. Al momento i principali siti trattano la notizia con cautela. Il New York Times e il Washington Post non l’hanno scelta come apertura, mentre Usa Today ne hanno fatto una breve.
Luigi Caputo