Ursula von der Leyen all’esame del Parlamento europeo. Il 10 luglio, a Strasburgo, l’Eurocamera voterà una mozione di sfiducia contro la presidente della Commissione europea nell’ambito dello scandalo “Pfizergate”. L’accusa è di aver contrattato personalmente, senza coinvolgere i canali istituzionali e in modo poco trasparente forniture di vaccini anti-Covid con i vertici del colosso farmaceutico statunitense “Pfizer” nel pieno della pandemia. Come riporta Fanpage, non è stato possibile accedere a documenti ufficiali, né le comunicazioni tra von der Leyen e Pfizer sono mai state rese pubbliche e la Commissione Ue sostiene di non averne traccia.
L’iniziativa – A prendere l’iniziativa è stato la settimana scorsa l’eurodeputato rumeno Gheorghe Piperea, del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR), che ha raccolto 79 firme, superando le 72 necessarie per presentare la mozione. La proposta è stata accolta da alcuni membri dei partiti di destra, da altri non iscritti e persino da uno del Partito Popolare Europeo (PPE), il gruppo di von der Leyen. Tra i favorevoli non figura Fratelli d’Italia, che collabora con la squadra di Berlaymont. Inoltre, un suo membro, Raffaele Fitto, è nella Commissione. Ad annunciare il voto per il prossimo giovedì (la discussione in aula si terrà invece lunedì 7) è stata la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola. Per approvare la mozione (non è mai successo che ne passasse una di questo tipo) servirà la maggioranza di due terzi del Parlamento. Un obiettivo che sembra difficile da raggiungere: nessun gruppo politico principale, infatti l’ha al momento appoggiata.
Tensioni nel Parlamento – La contestazione riguarda il “Pfizergate”, ma si inserisce in un contesto di tensione all’interno del Parlamento europeo. Circa un anno fa von der Leyen veniva confermata per un secondo mandato e a novembre 2024 arrivava la fiducia al suo collegio di commissari. Nel corso di meno di un anno si sono aperti però diversi fronti di contestazione. L’ultimo in ordine cronologico è quello che riguarda la direttiva contro il greenwashing: I socialisti e i liberali hanno espresso «profonda preoccupazione» per il ritiro della legge che mirava a tutelare i consumatori dalle false dichiarazioni di sostenibilità delle aziende. La Commissione, sotto la pressione del PPE e dei gruppi di destra, l’ha bloccata poco prima dell’accordo finale. La maggioranza ora si è spaccata. I Socialisti e Democratici (S&D) non voteranno con l’estrema destra e hanno criticato il partito di von der Leyen per le alleanze conservatrici. Elly Schlein, leader del PD ha dichiarato che «i nostri voti non sono garantiti e vi assicuro che contano». Anche i liberali di Renew Europe hanno definito il ritiro della direttiva «un tradimento del ruolo istituzionale della Commissione».




