Il leader di Ad, Luis Montenegro, è favorito per guidare il nuovo governo in Portogallo (Fonte: Epa/Tiago Petinga)

L’Europa è sempre meno rossa, e questa volta il vento conservatore soffia dall’Atlantico. Dopo otto anni di governo socialista, il Portogallo ha scelto di affidarsi alla destra nelle elezioni anticipate del 10 marzo. Con il 29,5% dei voti, la prima forza in Parlamento sarà Aliança Democrática (Ad), composta dal moderato Partido Social Democrata (Psd) in coalizione con formazioni più piccole della galassia conservatrice. Il Partido Socialista (Ps) si è fermato al 28,7%, poco distante dall’Ad ma in netto calo rispetto al 41,4% ottenuto nella scorsa tornata. La vera vincitrice della serata è stata però Chega (letteralmente: “Basta”), la formazione di ultradestra guidata da André Ventura che in due anni è passata dal 7% al 18%. Nel cinquantesimo anniversario dalla Rivoluzione dei garofani che ha riportato la democrazia in Portogallo, la strada per formare un nuovo esecutivo resta in salita: l’Ad non vorrebbe aprire le porte del governo all’estrema destra, ma per mantenere l’impegno avrà bisogno dell’appoggio dei socialisti.

Testa a testa – La sfida tra Ad e Ps si è dimostrata più combattuta rispetto ai pronostici. In seguito alle dimissioni del primo ministro Antonio Costa, coinvolto in uno scandalo di corruzione e vittima di un errore nelle indagini, i sondaggi davano in netto vantaggio la coalizione di centrodestra guidata da Luis Montenegro. I socialisti hanno comunque avviato una campagna elettorale ambiziosa affidandosi al nuovo segretario Pedro Nunos Santos, che ha lanciato lo slogan “Mais ação” (Più azione): «Più che idee il partito ha bisogno di realizzarle. Abbiamo bisogno di azione», aveva dichiarato il leader all’inizio della campagna. Alla prova delle urne il Ps è riuscito a evitare la disfatta totale, ma si è fermato ben al di sotto del traguardo raggiunto due anni fa, quando si era assicurato la maggioranza assoluta in Parlamento. Nella nuova legislatura i socialisti potranno contare su 77 deputati, due in meno rispetto a quelli dell’Ad, anche se all’appello mancano ancora i quattro seggi decisi dal voto estero, che potrebbero modificare i rapporti di forza. Al testa a testa tra Ad e Ps ha contribuito l’elevata affluenza: alle urne si è presentato il 66,2% degli aventi diritto, una percentuale di 15 punti superiore rispetto alle ultime elezioni e mai così alta dal 1995.

I festeggiamenti di André Ventura al comitato elettorale di Chega (Fonte: Epa/Miguel A. Lopes)

La scalata dell’ultradestra – Se né i socialisti né il centrodestra hanno raggiunto gli obiettivi sperati, chi ha festeggiato i risultati del 10 marzo è stato André Ventura, forte dell’oltre un milione di voti ottenuti da Chega. «Abbiamo il mandato di governare il Portogallo per i prossimi quattro anni», ha dichiarato il leader al termine dello spoglio, invitando l’Ad ad avviare le trattative per formare un governo di coalizione. «È la fine del bipartitismo», ha aggiunto Ventura. Montenegro, che durante la campagna elettorale aveva escluso l’ipotesi di formare un governo con l’estrema destra, ha confermato che manterrà la parola data, ma per farlo sarà imprescindibile un accordo con i socialisti. L’ipotesi più probabile resta quella di un esecutivo di minoranza guidato da Montenegro, con l’astensione del Ps al momento della fiducia. «Non creeremo impasse costituzionali», ha confermato il vicesegretario socialista João Torres, che ha però escluso che la collaborazione con l’Ad possa spingersi fino a un voto favorevole alla legge di bilancio presentata dal centrodestra.