In apparenza non hanno alcun ruolo ufficiale. Dietro manovrano le sorti dei conflitti mondiali. Sono i mercenari che fanno il lavoro sporco per conto di governi che non possono legittimarli. I contractor del Gruppo Wagner, ad esempio, secondo Mosca non hanno ruoli operativi. Di fatto sono finanziati dal ministero della Difesa russo e rappresentano il braccio strategico del Cremlino nelle principali zone di conflitto. Dall’Ucraina alla Siria, al Mozambico, alla Libia. Ma la Russia non è l’unico Stato a servirsi di eserciti privati in contesti in cui le forze armate nazionali non possono intervenire. Erik Prince, l’ex ufficiale delle forze speciali Usa fondatore di Blackwater e legato a Steve Bannon, è ora a capo della compagnia di sicurezza privata Academi. Fuori dai giochi dopo una serie di mosse false, con l’elezione di Donald Trump Prince è tornato a tessere trame in Africa e Medio Oriente. Non solo. Se nei conflitti internazionali Usa e Russia stanno da parti opposte, spesso i contractor russi e americani collaborano “nell’ombra”. Ma gli accordi in difesa dell’interesse nazionale si intrecciano a doppio gioco e business privato.
Il Gruppo Wagner: l’identikit – Dmitriy Valeryevich Utkin. È l’ex colonnello delle forze speciali russe di origini ucraine che nel 2014 fonda il Gruppo Wagner. Il reparto paramilitare di mercenari nasce dalle ceneri dei Corpi Slavi, l’organizzazione con sede a Hong Kong e San Pietroburgo che aveva il compito di presidiare giacimenti e oleodotti in Siria durante l’ascesa dello Stato islamico. Quasi tutti i membri del gruppo sono ex soldati delle forze armate speciali russe dell’esercito, della marina e dell’aeronautica. Hanno un’età compresa fra i 30 e i 55 anni, molti sono di religione musulmana e provengono dalle aree dell’Inguscezia e del Dagestan. Ufficialmente in Russia non esiste un’azienda registrata con il nome Gruppo Wagner. La sede legale è in Argentina e il quartier generale risiederebbe in una base militare della regione russa meridionale di Krasnodar. Mentre secondo Reuters, l’oblast’ di Rostov sul Don sarebbe uno dei principali punti di partenza e di arrivo del traffico di contractor.
I costi – Altro punto oscuro: la fonte dei finanziamenti necessari per coprire i costi dell’impresa. Si parla di circa 1.100 dollari al mese di stipendio ciascuno durante la fase di addestramento, tra 1.700 e 3.000 per i combattenti, fino ad arrivare anche a 5.000 dollari mensili per i comandanti. A cui si aggiungono le spese per gli equipaggiamenti, i veicoli blindati e i sistemi missilistici: una quantità di denaro enorme che proverrebbe da uno degli uomini più ricchi di Russia, Evgheny Prigozhin. A capo di un impero di una trentina di società che va dal catering ai ristoranti stellati, Prigozhin compare anche nel filone di indagini del Russiagate. Secondo le accuse dei federali americani, l’impero di Prigozhin sarebbe la base delle interferenze russe nelle elezioni del 2016 con cui Donald Trump ha battuto Hillary Clinton.
Le operazioni dall’Ucraina alla Siria – Il primo impiego dei contractor del Gruppo Wagner è nella regione ucraina del Donbass, a sostegno della causa separatista. Poi, nel 2015, il gruppo diventa il braccio operativo di Mosca nella guerra in Siria e testa di ponte tra le forze armate russe e l’esercito regolare di Damasco. Sulle cifre si sa poco. Secondo le fonti dovrebbero essere circa 5mila gli uomini inviati nel territorio siriano. I media riportano l’uccisione di una decina di civili russi a Latakia durante gli scontri con i gruppi armati ribelli. Mentre secondo Haaretz e Reuters, nel bombardamento Usa a Deir Ezzor del febbraio 2018 sarebbero morti dei combattenti russi. Fanno riferimento in particolare a due cittadini russi presenti in modo “informale” fra le truppe filogovernative uccise durante il raid. Un coinvolgimento non chiarito dal portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, che in una conference call sulle presunte morti ha affermato di non avere informazioni. Ipotesi improbabile stando alle fonti d’intelligence israeliane e agenzie di stampa locali, che segnalano da tempo che il governo russo ha deciso di inviare sul territorio siriano mercenari impiegati a supporto delle forze regolari nelle de-escalation zones.
La presenza in Africa – Ma il braccio operativo del Cremlino arriva anche nelle zone calde dell’Africa. Centinaia di contractor del Gruppo Wagner avrebbero operato in Repubblica Centrafricana e in Sudan per proteggere le miniere di diamanti e di metalli preziosi, secondo Sergey Sukhankin, analista dell’International Centre for Policy Studies di Kiev. A marzo 2018, il portavoce del ministero degli Esteri russo Artyom Kozhin dichiarò che la Russia aveva deciso di fornire armi, munizioni e istruttori civili, ossia contractor, per addestrare i militari locali. Tutto su richiesta del presidente della Repubblica Centrafricana con il pieno consenso del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il Cremlino ha glissato invece sul coinvolgimento dei mercenari nell’agguato di Sibout, cittadina centroafricana a cento chilometri dalla capitale Bangui. Nell’agosto 2018 un commando armato aveva ucciso tre giornalisti russi che stavano indagando sul ruolo degli istruttori russi della società militare privata Wagner nella Repubblica Centrafricana.
L’intervento in Libia – E il Gruppo Wagner gioca un ruolo decisivo anche più a Nord, nella partita libica. Il generale Haftar aveva iniziato a chiedere aiuto al presidente Vladimir Putin nel 2015, dopo aver apprezzato le operazioni del gruppo in Siria. Secondo la testata russa online Meduza, Haftar avrebbe promesso fiumi di petrolio e appalti per la costruzione di linee ferroviarie e autostrade. In cambio armi, supporto logistico e uomini pronti a fare il lavoro sporco. Il contesto perfetto per i mercenari del Gruppo Wagner. Ma le cose non sono andate come previsto. Dopo anni di supporto nell’ombra all’uomo forte della Cirenaica ormai in declino, i contractor russi sono stati costretti a ripiegare sotto i ripetuti raid turchi. Non solo droni, ma anche missili antiaerei e migliaia di mercenari siriani addestrati e pagati da Ankara hanno garantito le vittorie recenti di maggio 2020 del Governo di Accordo Nazionale di al Sarraj. E la Turchia, così, scalza la Russia nel ruolo di maggior partner militare ed economico della Libia. Sulla scena libica, poi, compare anche un altro protagonista dei giochi nell’ombra: l’ex ufficiale delle forze speciali Usa Erik Prince. Piloti sul suo libro paga sarebbero stati impiegati per bombardare le basi filogovernative (pro Sarraj) con aerei dell’Aeronautica degli Emirati Arabi Uniti.
Erik Prince: dalla Blackwater all’Academi – Erik Prince sembrava ormai fuori dai giochi. Nell’ottobre 2014 quattro guardie di sicurezza della compagnia privata Blackwater dell’ex ufficiale delle forze speciali americane vengono condannate per la sparatoria del 2007 a Nisour Square, a Baghdad. Per la giuria del Tribunale distrettuale federale la morte di 17 iracheni fu un vero e proprio massacro ad opera della compagnia privata di Prince. Sciolta la Blackwater nel 2010, Prince nel 2016 fonda una nuova agenzia di sicurezza privata, la Academi, e sfrutta l’ascesa di Donald Trump per riprendersi la scena. Ufficialmente non ha un ruolo nell’amministrazione Trump, ma come riporta The Intercept, compare tra i finanziatori della sua campagna elettorale e sarebbe una sorta di consigliere militare ombra del presidente. Collaboratore di Steve Bannon, stratega del successo elettorale di Trump, da quanto emerge nel rapporto Mueller, Prince sarebbe coinvolto nel Russiagate come intermediario con il governo russo. È nel 2017 in un lussuoso resort delle Seychelles che però costruisce il suo rilancio. Viene invitato all’incontro organizzato dallo sceicco emiratino Mohammed bin Zayed come consigliere non ufficiale e interlocutore strategico dell’amministrazione che si stava per insediare. E a Washington l’ex ufficiale Usa inizia a contare sempre di più. Non è un caso che dopo l’elezione di Donald Trump, il fondatore di Blackwater sia apparso spesso sui media sponsorizzando l’idea di privatizzare i conflitti in cui sono coinvolti gli Stati Uniti. Un piano di gestione da affidare a compagnie private di mercenari pagati che aveva avuto il sostegno di Bannon e del genero di Trump Jared Kushner. Poi il piano verrà bocciato dai membri più anziani dell’amministrazione americana. Prince è anche il fratello di Elizabeth Dee “Betsy” Prince, coniugata DeVos (Betsy DeVos), attuale segretario dell’Istruzione dell’amministrazione Trump. E secondo quanto un ex ufficiale americano ha riferito a The Intercept, Prince avrebbe avuto voce in capitolo nella scelta dei segretari di Stato e alla Difesa.
Tra business privato, doppio gioco e lavoro sporco – Prince è da tempo nel mirino delle autorità investigative Usa. L’Fbi sta indagando sul suo operato al Frontier Services Group, mentre altri tre Comitati del Congresso passano al vaglio i suoi rapporti con l’intelligence cinese. Secondo il New York Times, venduta la Blackwater nel 2010, l’ex ufficiale fondò un’altra agenzia, la Frontier Services Group basata a Hong Kong, finanziata dalla Cina e legata ai servizi segreti cinesi operanti nell’ex colonia britannica. Ed è con la FSG che Prince si trasferisce negli Emirati Arabi come consulente per la sicurezza del principe ereditario, conducendo operazioni di vendita di velivoli, definite illegali da un’indagine federale poi finita nel nulla. Contravvenendo alla necessità di autorizzazione da parte del governo Usa e violando l’embargo sugli aiuti militari, Prince sfrutta i propri legami privati di affari per intervenire anche in Libia. Piloti al soldo di Prince vengono impiegati per bombardare le basi di al Sarraj con aerei finanziati dagli Emirati Arabi. Contractor americani che per soldi stanno dalla stessa parte dei rivali russi del Gruppo Wagner. La stessa compagnia di sicurezza russa colpita da sanzioni americane dopo aver spalleggiato i ribelli filo russi del Donbass in Ucraina e aver colpito una base Usa in Siria. E non è l’unico caso. Come riporta The Intercept, Prince avrebbe incontrato i vertici del Gruppo Wagner offrendo uomini e mezzi da impiegare in Libia e in Mozambico.«Quando a dettare le regole dei rapporti tra Usa e rivali sono un manipolo di mercenari prezzolati, un conflitto di interessi profondo minaccia la democrazia», dice Sean McFate, analista americano ed ex mercenario. Uomini addestrati e pronti a tutto per soldi possono essere protagonisti di doppi giochi pericolosi, ma diventano anche una sponda comoda per i lavori sporchi da fare nell’ombra. I mercenari di Prince avrebbero un ruolo anche nelle proteste esplose negli Usa dopo l’uccisione dell’afroamericano George Floyd. E secondo alcune fonti non ufficiali, gli uomini in divisa nera senza distintivo comparsi a Washington per sedare le rivolte antirazziste sarebbero i contractor di Academi.