Niente più armi a chi ha precedenti per violenza domestica o sia sottoposto a ingiunzioni restrittive. Succede in Oregon, dove una legge restringe il possesso di armi da fuoco e munizioni a partire dal 6 marzo 2018. È il primo fra gli Stati americani ad adottare un provvedimento del genere, dopo la strage in Florida del 14 febbraio, dove sono morte 17 persone. Ma per limitazioni più ferree la strada è ancora lunga.

Campidoglio di Salem, Oregon

La legge – Il progetto è diventato legge nella tarda serata di lunedì 5 marzo, grazie alla firma della governatrice dell’Oregon Kate Brown, del Partito democratico. Davanti al Campidoglio di Salme, sede governativa dello Stato, si è subito radunata una folla che applaudiva alla nuova misura. Una norma che in realtà aveva iniziato il suo iter di approvazione prima della strage nel liceo di Parkland, dove un ex studente 19enne ha aperto il fuoco con un fucile semiautomatico ferendo numerose persone e uccidendone 17. Va aggiunto che si tratta solo di un ampliamento della casistica di persone che non potranno più godere del diritto al porto d’armi, che negli Stati Uniti è garantito a livello federale dalla Costituzione.

Le norme e la Costituzione – «Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto». Recita così il secondo emendamento della Costituzione statunitense, che ha portato a estendere il diritto a possedere un’arma anche a tutti i privati cittadini, non solo a chi appartiene a forze dell’ordine o all’esercito. Buona parte dell’elettorato americano sembra tuttora d’accordo sull’importanza di possedere un mezzo con cui potersi difendere e ottenerlo non è difficile. Nella maggior parte degli Stati, chi ha più di 21 anni può acquistare una pistola e i 18enni possono già avere un fucile. Basta presentare un documento di identità, in modo che chi vende l’arma possa registrare i dati di chi la compra. Se ne possono prendere anche più alla volta, basta inviare una notifica all’Ufficio per l’alcol, tabacco, armi da fuoco ed esplosivi.
Ma qualche restrizione esiste, a partire addirittura dal 1934. La misura più importante fra queste è il Gun Control Act del 1968, che proibisce il porto d’armi a chi ha precedenti penali, immigrati clandestini e chiunque non sia cittadino statunitense, chi fa uso di particolari medicine o sostanze stupefacenti. Si tratta comunque di una legge a livello federale, alla quale quelle dei singoli Stati posso prevedere diverse eccezioni. Nel Vermont, ad esempio, si può girare armati anche se non si è residenti e le restrizioni sono solo per alcuni luoghi, come le scuole. In Arizona, invece, anche i minorenni, se si sono già emancipati dai genitori, possono possedere un’arma e utilizzarla solo se si trovano in una proprietà privata o sono accompagnati da un istruttore di caccia.

Pro e contro le armi – A seguito della strage in Florida, è nato il movimento Never again (“Mai più”) per chiedere più controlli nella circolazione delle armi. Come il provvedimento bocciato solo una settimana dopo la sparatoria, dove si chiedeva di mettere al bando i fucili d’assalto all’interno dello Stato. Il problema è la National Rifle Association, la più importante lobby dei possessori di armi, che muove un consistente bacino di voti e appoggia i candidati repubblicani alla presidenza. Ha pensato a loro l’ex presidente George Bush quando nel 2001 non ha rinnovato la legge promossa da Bill Clinton che vietava la vendita di caricatori ad alta velocità, che consentivano di sparare molti colpi prima di dover ricaricare. E sempre loro sono stati ringraziati da Donald Trump durante una convention del gruppo: «Mi avete aiutato alla grande, non vi abbandonerò mai, mai», ha promesso l’attuale inquilino della Casa Bianca. Probabilmente è per questa ragione che il divieto del bump-stock, un dispositivo che trasforma le armi semiautomatiche in automaticheviene continuamente rimandato da ottobre. Sono stati poi ridotti i requisiti che rendono un cittadino idoneo all’acquisto, come la definizione di malato psichiatrico.

Studenti alla riapertura del liceo in Florida, due giorni dopo la strage

Stragi precedenti – Più di 150mila. È questo il numero degli studenti che sono sopravvissuti a una sparatoria in una scuola degli Stati Uniti dal 1999 a oggi. Si parte dal massacro della Columbine High School, un liceo in Colorado, dove due studenti riuscirono a entrare armati e ad aprire il fuoco. Il bilancio fu di 12 morti e 24 feriti, fra studenti e insegnati. Ben più grave fu quello del 2007 al Virginia Polytechnic Institute, dove un 23enne uccise due persone in un dormitorio e 30 in un edificio dove si stavano tenendo delle lezioni. L’anno dopo furono cinque le persone che persero la vita alla Northern Illinois University per mano di un ex studente. Nel 2012, un coreano fece mettere contro un muro sette persone di una piccola università della California, la Oikos University, e poi sparò. Pochi mesi dopo un’altra sparatoria in una scuola elementare del Connecticut. 28 i morti: la maggior parte bambini fra i sei e i sette anni. Nel 2015 infine ci furono nove vittime all’Umpqua Community College, proprio in Oregon.