I capi delegazioni delle due Coree

Nel villaggio di confine di Panmunjom, alle 2:00 di notte ora italiana di mercoledì 9 gennaio, delegazioni definite “di alto livello” di Pyongyang e Seul si sono incontrate per riaprire un dialogo tra i due Stati. Era dal 2015 che non si verificavano colloqui diretti tra le Coree. Il capo della delegazione sudcoreana, il ministro dell’Unificazione Cho Myoung-gyn, prima dell’inizio dei colloqui ha più volte ribadito che l’obiettivo del disgelo va oltre la partecipazione nordcoreana ai giochi olimpici: «Faremo del nostro meglio perché questo incontro sia il primo passo verso il miglioramento delle relazioni tra le due Coree». «Ci aspettiamo risultati preziosi dal vertice», è stato il commento di Ri Son-gwon, capo della delegazione di Pyongyang.

Primo risultato – Già in mattinata un obiettivo è stato raggiunto: Pyongyang ha deciso di inviare una delegazione di atleti alle prossime Olimpiadi invernali che si terranno al Sud dal 9 al 25 febbraio. In una nota della delegazione del Nord, composta da Ri Son-Gwon e altri 5 funzionari, si conferma la disponibilità all’invio di «atleti, gruppi di performance artistiche, tifosi, funzionari di vertice e un team dimostrativo di taekwondo», arte marziale nata nella penisola coreana. Seul ha accettato, chiedendo però che gli sportivi delle due nazioni sfilino assieme durante la cerimonia di apertura e di chiusura dei Giochi. Non avviene dalle Olimpiadi invernali di Torino del 2006.

I pattinatori della Corea del Nord, Tae Ok-ryom e Ju Sik-kim

Il “disgelo del pattinaggio” – Sono solo due gli atleti di Pyongyang ad aver superato le qualificazioni per queste Olimpiadi: i pattinatori Ryom Tae-ok e Kim Ju-sik. La federazione nordcoreana di pattinaggio non ha confermato però la loro presenza entro la scadenza del 30 ottobre. Per questo, le regole del Cio (comitato olimpico) prevedono l’esclusione degli atleti. Tuttavia c’è una deroga al regolamento: il comitato potrebbe invitare personalmente degli atleti, consentendo così la partecipazione non solo dei due pattinatori, ma anche di altri sportivi del Nord. «Saremo flessibili il più possibile», ha detto Mark Adams, portavoce del Cio, e la morbidezza nell’attuazione del regolamento servirebbe ad aiutare il processo voluto da Seul di ricongiungimento per le famiglie separate dalla guerra del 1950-1953.

Il leader nordcoreano Kim Jon-un

Il discorso di Capodanno – La decisione di riaprire i colloqui tra Corea del Nord e Corea del Sud era del tutto inaspettata. Nonostante mesi di aperture del presidente sudcoreano Moon Jae-in, la prima risposta positiva del dittatore Kim Jong-un è arrivata nel discorso di Capodanno: «È fondamentale allentare le tensioni militari nella penisola coreana e migliorare i legami con il Sud. Non escludo una partecipazione dei nostri atleti ai Giochi per mostrare l’unità del popolo. Auguro a Seul delle Olimpiadi di successo». Se è vero che c’è stata un’apertura dalla quale poi è nato il meeting di Panmunjom, va detto che i toni bellicosi Kim li ha usati invece contro gli Stati Uniti, quando ha informato Donald Trump di avere sulla scrivania un bottone nucleare, precisando però che «siamo una potenza nucleare responsabile e amante della pace, attaccheremo solo se forze ostili minacceranno la nostra sovranità e i nostri interessi».

Il ministro sudcoreano dell’Unifizazione, Cho Myoung-gyon

La linea di comunicazione – Era dalla fine del 2015 che nessuno rispondeva a quel telefono. Nonostante ciò, ogni giorno al mattino e alla sera, gli ufficiali della Corea del Sud hanno chiamato i vicini del Nord attraverso una linea dedicata per le comunicazioni che si trova lungo il confine Dmz (zona demilitarizzata). Mercoledì 3 gennaio 2018, finalmente, qualcuno ha risposto. «Alle 15:30 ora locale c’è stata una conversazione tra le due Coree di 20 minuti», riporta la Reuters. I dettagli della chiamata non sono stati resi noti, ma la notizia è stata confermata dalla Tv di stato di Pyongyang, secondo cui «il Leader Kim Jong-un, volendo ristabilire un dialogo con la Corea del Sud, ha deciso di riaprire la linea telefonica diretta». Le apparecchiature di comunicazione  della zona demilitarizzata furono create per stabilire un dialogo tra la Croce Rossa del Nord e quella del Sud nel 1971.

La zona demilitarizzata fra le due Coree

Panmunjom, il villaggio fantasma – L’incontro si tiene sul confine tra le Coree, 53 km a nord-ovest di Seul e 10 km a est di Kaesong, nel villaggio di Panmunjom dove, il 27 luglio del 1953, fu firmato l’armistizio che interruppe la Guerra di Corea. L’edificio dove fu firmata la tregua è ancora presente ed è stato nominato “Museo della Pace” da Pyongyang. Il villaggio originario invece si è totalmente svuotato: i civili furono trasferiti oltre la zona demilitarizzata che, a dispetto del nome, è una striscia di terra larga 4 km ipermilitarizzata, punteggiata da torri d’avvistamento, piena di mine antiuomo e sorvegliata da migliaia di soldati. Di questa zona si è parlato l’ultima volta il 13 novembre, quando un soldato nordcoreano a bordo di una jeep si è avvicinato al confine a velocità sostenuta. Sceso dall’auto, ha iniziato la sua corsa per entrare in Corea del Sud, mentre i suoi connazionali lo crivellavano di colpi. Soccorso dai sudcoreani, il soldato è stato trasportato in un ospedale di Seul e salvato. Diversi episodi simili sono avvenuti in passato, il più famoso riguarda lo studente dell’allora Unione Sovietica che varcò il confine coreano per emigrare nel blocco guidato dagli Stati uniti.