Alcune donne indiane protestano contro il decreto governativo contro la violenza sessuale

Alcune donne indiane protestano contro il nuovo decreto governativo che punisce la violenza sessuale

Dopo le donne indiane, anche due autorevoli movimenti per la difesa dei diritti umani come Human Rights Watch e Amnesty International si pronunciano a sfavore del decreto legge sulla violenza contro le donne, firmato il 3 febbraio scorso dal presidente indiano Pranab Mukherjee.

In un comunicato congiunto, le due organizzazioni non governative sostengono che “la legislazione che affronta la violenza sessuale dovrebbe riflettere le considerazioni sui diritti umani e gli standard internazionali, ed assorbire alcune raccomandazioni chiave contenute nel rapporto preparato dalla Commissione, presieduta dall’ex presidente della Corte Suprema J.S. Verma”. Viene così ribadita la necessità di un’ulteriore riforma, per tener conto degli standard internazionali in materia dei diritti umani, riparazioni per le vittime e pena di morte in testa.

La violenza domestica del marito sulla moglie è ancora considerata un fatto lecito dopo il decreto, che – si legge semrpe nel comunicato di HRW e Amnesty – “fallisce nel repertoriare l’intero arco delle violenze sessuali con punizioni appropriate in sintonia con la legge internazionale sui diritti umani. Contiene disposizioni vaghe e discriminatorie ed introduce la pena di morte in alcuni casi di stupro”.

L’episodio che ha scatenato l’ondata di proteste e di sdegno nel paese è stato il pestaggio e lo stupro di gruppo di una ragazza avvenuto lo scorso 16 dicembre 2012 a New Dehli: la ragazza è poi morta tredici giorni dopo in un ospedale di Singapore. I sei uomini accusati dell’omicidio con l’aggravante della violenza sessuale sono sotto processo e rischiano la pena di morte.

Nel frattempo a Goa, nel nord del paese, a un convegno di un gruppo dell’estrema destra indù (Hindu Janajagruti Samiti) si punta il dito contro San Valentino, la festa degli innamorati del 14 febbraio. Secondo il portavoce del gruppo, Manoj Solanki, l’evento “può portare ad un aumento di violenze sessuali e incidenti del genere”. Colpa dell’occidentalizzazione degli stili di vita dei giovani indiani. Per cercare di far fronte a questa deriva dei costumi tradizionali, il gruppo annuncia di voler distribuire volantini nelle scuole, stazioni e mercati in cui si avverte la popolazione degli effetti “perversi” della festa di San Valentino. Che in India, secondo gli estremisti indù, non porterebbe solo fiori e cioccolatini ma stupri e violenze.

Federico Thoman