La centrale di Arak, in Iran

La centrale di Arak, in Iran, con i vapori che si sospetta provengano dalla produzione di acqua pesante

È durata poco più di un’ora la seconda giornata di negoziati sul programma nucleare iraniano che si è svolta mercoledì mattina ad Almaty, in Kazakhstan. Consultazioni che, nonostante le prime indiscrezioni trapelate, si sono svolte in un’atmosfera “sincera e costruttiva”, secondo quanto ha affermato la portavoce del governo cinese Hua Chunying. La Cina, insieme agli altri membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu – Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia – e con l’aggiunta della Germania, fa parte del gruppo dei “cinque più uno” incaricato di affrontare, insieme alla repubblica islamica, la questione del programma nucleare iraniano, che si sospetta sia finalizzato ad usi militari.

Un problema la cui soluzione, come affermato dall’alto rappresentante degli Affari esteri Ue Catherine Ashton, dovrà essere diplomatica, ma che sembra ancora lontana, come dimostra anche quanto avvenuto mercoledì mattina: il viceministro degli esteri russo Serghiei Riabkov è stato smentito da un funzionario Usa in merito a una sua dichiarazione sulla possibilità, da parte dei Paesi negoziatori, di ridurre le sanzioni finanziarie e petrolifere in cambio della cessazione dell’arricchimento dell’uranio al 20 per cento.

Al termine della due giorni regna comunque l’ottimismo: i sei Paesi negoziatori e l’Iran hanno concordato di incontrarsi nuovamente a Istambul il 17-18 marzo e il 5 e 6 aprile nuovamente ad Almaty, per continuare sulla strada di negoziati “utili” e che hanno prodotto risposte “più realistiche rispetto ai round precedenti”, secondo quanto affermato dal segretario del consiglio supremo per la sicurezza nazionale iraniano Said Jalili.

Chissà, a questo punto, se questo ottimismo sarà in parte offuscato dalla pubblicazione, sul Daily Telegraph, della notizia secondo cui l’Iran avrebbe un ‘piano B’ per costruire la bomba atomica nella centrale di Arak, nel centro del Paese, e che potrebbe produrre plutonio, come emerge da alcune immagini via satellite pubblicate dal sito internet del quotidiano.

Francesco Loiacono