«Donne, vita e libertà». È stato ancora questo il grido dei manifestanti iraniani per ricordare Mahsa Amini a 40 giorni dalla sua morte. Intorno a Saqqez, città della ragazza di 22 anni uccisa il 16 settembre perché indossava male il velo, si sono riuniti in diecimila secondo l’agenzia di stampa iraniana Irna. Tutti diretti verso la tomba della giovane per renderle omaggio. Durante la manifestazione, la polizia avrebbe sparato e lanciato gas lacrimogeni. Ci sarebbero feriti e anche vittime.

Il ricordo – Donne, uomini, bambini, anziani, genitori e professionisti. Le manifestazioni di dissenso contro il regime iraniano del presidente della Repubblica Ebrahim Raisi e dell’Ayatollah Ali Khamenei continuano in tutto il Paese. Dalla capitale Teheran a Karaj, da Kermanshah a Sanandaj. Soprattutto a Saqqez, dove i manifestanti hanno tentato di forzare i posti di blocco delle forze di sicurezza in autostrada per raggiungere il cimitero dov’è sepolta Mahsa. Le proteste si sono tenute a 40 giorni dalla sua morte, momento che, per la religione islamica, coincide con la fine del lutto perché l’anima si separa dal corpo e sale in Paradiso.

La risposta – Secondo la ong Hengaw, la polizia avrebbe sparato proiettili veri e lanciato lacrimogeni contro la folla. Ci sarebbero vittime, arresti e feriti ma non se ne conosce il numero. Sale sicuramente il bilancio che era già arrivato a oltre 240 morti e più di 12mila arrestati (tra cui l’italiana Alessia Piperno) dall’inizio delle proteste. Per evitare l’ennesima manifestazione il regime aveva chiuso scuole e università e sospeso Internet così da ostacolare la comunicazione dei dimostranti. Nonostante ciò, secondo Reuters, in molti hanno raggiunto il cimitero.

Fonte: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Amir_Kabir_University_uprising_September_2022_(3).jpg

Le proteste – Cortei e atti di protesta (come il celebre gesto del taglio di una ciocca di capelli) durano da 40 giorni. La morte di Mahsa ha innescato la reazione di una consistente parte del Paese che ha denunciato la morte di altre due ragazze. Hadis Najafi, 20 anni, uccisa il 26 settembre mentre manifestava a Karaj, e Asta Panahi, di soli 16 anni, morta il 12 ottobre dopo un pestaggio della polizia nel suo liceo. Al dissenso si è unita anche Elnaz Rekabi, la scalatrice iraniana finita ai domiciliari dopo aver partecipato ai Campionati Asiatici in Corea del Sud senza velo.

Le richieste – I cittadini chiedono la fine del regime teocratico fondamentalista e un intervento sulle disuguaglianze economiche e di genere. In una parola: libertà. Libertà per le donne in particolare.