“Un pessimo accordo”. Così Benjamin Netanyahu ha definito quello sul nucleare iraniano in discussione a Ginevra. Secondo il primo ministro israeliano, gli Stati Uniti hanno scelto la strada sbagliata: “Scommettere la sicurezza del mondo sulla base della speranza che l’Iran migliorerà”. Secondo Barack Obama, però, Netanyahu non ha saputo proporre un’alternativa credibile al piano attualmente al centro delle trattative in Svizzera ”Non firmerò un cattivo accordo con l’Iran”, ha detto il presidente Usa.
Nel suo discorso, pronunciato il 3 marzo di fronte al Senato a maggioranza repubblicana, il premier israeliano ha contestato le linee fondamentali dell’accordo, a suo parere troppo morbido nei confronti dell’Iran. Sospendere in modo graduale le sanzioni e permettere che il programma nucleare iraniano prosegua sotto il controllo degli ispettori sarebbero, secondo Netanyahu, concessioni troppo generose: “Quest’accordo non blocca il percorso dell’Iran verso la Bomba, ma gli fa strada”. La controproposta israeliana suggerisce di continuare sulla via delle sanzioni e con le restrizioni sul programma nucleare. “Finché l’Iran non si comporterà come un Paese normale”, ha specificato Netanyahu.
Ma secondo Obama si tratta di un progetto irreale: “L’alternativa che il primo ministro offre è ‘nessun accordo’ con l’Iran”. La linea conciliante per la Casa Bianca è prima di tutto una scelta di realpolitik. “Senza un’intesa – avverte il presidente americano – l’Iran inizierebbe ancora una volta a perseguire il suo programma nucleare, senza la possibilità da parte nostra di poter limitare e controllare questa attività”.
Sullo sfondo della politica americana a Ginevra c’è anche la necessità di sbloccare le relazioni con Teheran in funzione anti-Isis. Le parole del premier israeliano hanno suscitato reazioni forti anche da parte dei parlamentari Democratici. Secondo Nancy Pelosi, leader della minoranza alla Camera dei rappresentanti, il discorso di Netanyahu è “un insulto all’intelligenza degli Stati Uniti”.
Chiara Severgnini