Più di cento persone sono state arrestate in Iran per gli avvelenamenti di centinaia di studentesse emersi negli ultimi mesi. Tra i fermati ci sarebbero esponenti di gruppi diversi: individui che avrebbero voluto ostacolare il percorso scolastico delle donne e veri e propri criminali, come fatto trapelare da una nota del ministero dell’Interno iraniano, citata dall’agenzia di stampa statale IRNA. Resta da capire se si tratti dei veri responsabili di quello che è successo nelle scuole femminili e se e quanto il regime iraniano sia stato loro complice.

Punti interrogativi – Infatti, secondo gli oppositori del regime, la messa agli arresti non avrebbe coinvolto i veri colpevoli. Da una parte potrebbe essere una retata tra i manifestanti e quindi una vendetta in risposta ai migliaia di giovani e giovanissime che protestano dallo scorso settembre contro il governo e il suo leader Ali Khamenei in onore di Mahsa Amini, la 22enne curda uccisa dalla polizia morale per aver indossato in modo scorretto il velo islamico. Dall’altra, si potrebbe trattare di capri espiatori con cui il regime avrebbe voluto mettere a tacere i genitori delle ragazze. Incertezza anche sulla natura degli avvelenamenti. Un rapporto dell’agenzia di stampa americana Themedialine sostiene che alla base dei fatti che hanno colpito le studentesse iraniane si nasconda una strategia per «distrarre il pubblico dalle proteste in corso contro il regime», la cui colpa andrebbe a «un pugno di estremisti talebani». Dunque, avvelenamenti intenzionali con lo scopo di allontanare bambine e ragazze dagli istituti scolastici.

Iran

Le proteste per Mahsa Amini in Iran (Wikimedia Commons)

La reazione – Il governo iraniano esulta per gli arresti dei presunti colpevoli: «Le prime indagini mostrano che un certo numero di queste persone, influenzate dal clima psicologico creato, per malizia o avventurismo e con l’obiettivo di chiudere le aule hanno adottato misure come l’uso di sostanze innocue e maleodoranti», si legge nella nota già citata. Persone che rimarranno sotto inchiesta per gli accertamenti necessari, aggiunge il ministero dell’Interno. Gli arresti includerebbero anche individui con «motivi ostili che hanno cercato di creare paura e orrore tra persone e studenti, hanno chiuso scuole e creato pessimismo nei confronti dell’establishment islamico». Questa seconda categoria sarebbe sotto esame per la presunta appartenenza a particelle terroristiche come la Mujahedin Khalq Organization.

La vicenda – Da alcuni mesi, oltre duecento tra ragazze e bambine, di quattordici diverse scuole femminili dell’Iran, sono state colpite da composti chimici. Avvelenamenti che hanno procurato alle vittime vari problemi di salute come nausea, mal di testa, tosse, difficoltà respiratorie, palpitazioni e stati di sonnolenza acuta. Questi sintomi avrebbero causato anche decine di brevi ricoveri ospedalieri. Tuttavia, «il numero degli episodi di avvelenamento è diminuito negli ultimi giorni», tiene a precisare la nota del ministero dell’Interno.