Gli eserciti si stanno riallineando. Ramadi e Palmira, città simbolo della nuova avanzata dello Stato Islamico, stanno per ritornare terreno di battaglia tra le truppe del Califfo e gli eserciti di Iraq e Siria. Lo scorso 17 maggio l’esercito delle bandiere nere aveva conquistato la capitale del governatorato di Anbar mettendo in rotta l’esercito iracheno e le milizie sciite dislocate nell’area. Pochi giorni dopo, giovedì 21 maggio, cadeva anche l’importante città siriana di Palmira con le truppe del regime di Assad costrette ad abbandonare lo storico sito dell’Unesco.

palmyra ramadi

La situazione a Ramadi
Dopo aver ripiegato nel centro di Habbaniyah le truppe irachene e le milizie sciite alleate sarebbero pronte a lanciare un attacco per riprendere Ramadi. Secondo media locali l’offensiva sarebbe già iniziata e conterebbe su oltre 20 mila miliziani sciiti.

Per il portavoce delle milizie le operazioni non dureranno a lungo. Mentre per il parlamentare iracheno Ahmed al-Assadi verranno impiegate armi ‹‹che sorprenderanno il nemico››. L’ISIS intanto ha provveduto a rinforzare la propria presenza in città. Secondo alcuni testimoni sarebbero arrivati nella giornata di domenica diversi automezzi con nuove truppe pronte a reggere la controffensiva, contando anche su un gruppo nutrito di kamikaze.

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Intanto la diplomazia ha riavvicinato Iraq e Usa. Dopo la dura critica del segretario alla difesa Ash Carter all’esecutivo di Baghdad per aver perso la città; sono arrivate parole distensive dal vice-presidente americano Joe Biden. La Casa Bianca ha riportato il contenuto di una conversazione telefonica tra il vice di Obama e il premier iracheno Abadi: ‹‹Il vice presidente riconosce l’enorme sacrificio e il coraggio delle truppe irachene negli utimo otto mesi di guerra, a Ramadi e in tutto il paese››. Intanto la coalizione guidata dagli americani ha continuato a effettuare raid sulla città. Nelle ultime ore ne sarebbero stati effettuati 4 su Ramadi e 4 su Mosul. La guerra porta con se anche la sofferenza della popolazione civile. Per l’Onu almeno 55 mila persone sarebbero in fuga verso la capitale.

La situazione a Palmira

La bandiera nera dell'ISIS sul sito archeologico di Palmira

La bandiera nera dell’ISIS sul sito archeologico di Palmira

Secondo media siriani, ripresi anche dalla stampa americana, il regime di Damasco starebbe schierando nuove truppe intorno alla città storica di Palmira. Mentre nei giorni scorsi l’aviazione siriana ha continuato a bombardare l’area, causando anche danni alle strutture storiche, il presidente Assad ha incassato anche il sostegno degli Hezbollah libanesi nella lotta al Califfato, per uno dei leader della formazione sciitia Hassan Nasrallah è arrivato il momento di aumentare la presenza nella regione per combattere l’ISIS.

Nelle ultime ore arriva anche la notizia dell’accordo tra Stati Uniti e Turchia su possibili bombardamenti nell’area. In realtà i raid dovrebbero fungere da supporto aereo a gruppo ribelli anti-assad addestrati in Turchia da personale americano. A dichiararlo è il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu secondo il quale l’accordo è il punto di partenza per un’eventuale forza di terra di 15 mila uomini che intervenga contro l’ISIS.

Alberto Bellotto