La neopremier nordirlandese Michelle O’Neill e la sua vice Emma Little-Pengelly incontrano il primo ministro britannico Rishi Sunak (Fonte: Ansa Epa/Mark Marlow)

«Un giorno storico che rappresenta una nuova alba». Così la leader del partito repubblicano Sinn Féin, Michelle O’Neill, ha commentato la sua nomina a prima ministra dell’Irlanda del Nord. Dal 1921, anno della partizione dell’Irlanda, questo ruolo era sempre stato ricoperto da esponenti unionisti, favorevoli alla permanenza di Belfast all’interno del Regno Unito. Le elezioni del 2022 hanno però segnato un’inversione di tendenza: i repubblicani del Sinn Féin (partigiani della riunificazione con la Repubblica d’Irlanda) avevano conquistato il primo posto, superando i consensi del Partito Unionista Democratico (Dup) e ottenendo il diritto a nominare il primo ministro. Tuttavia, per formare un governo in Irlanda del Nord è necessario un accordo tra lo schieramento repubblicano e quello unionista, accordo che è stato raggiunto solo il 3 febbraio di due anni dopo. Fondamentale è stata l’intesa raggiunta tra il Dup e il governo di Londra per superare gli accordi commerciali post-Brexit che, secondo gli unionisti, mettevano a rischio la posizione di Belfast all’interno del Regno Unito.

Frontiere L’Accordo del Venerdì Santo, il trattato di pace che nel 1998 ha messo fine al conflitto nordirlandese, sancisce il principio di condivisione del potere nella formazione del governo di Belfast. Entrambi gli schieramenti, quello unionista e quello repubblicano, devono essere rappresentati al vertice dell’esecutivo: il primo ministro deve essere espressione del partito di maggioranza, mentre il vice primo ministro (carica meno prestigiosa, ma con poteri equivalenti) deve provenire dal maggiore partito del fronte opposto. In seguito alle elezioni del 2022, però, il Dup non ha nominato alcun candidato per il ruolo di vicepremier, impedendo la nascita di un governo a guida repubblicana. Il boicottaggio era motivato dalle critiche mosse dagli unionisti nei confronti degli accordi commerciali tra Regno Unito e Unione europea. In seguito alla Brexit, pur uscendo dall’Ue con il resto del Regno Unito, l’Irlanda del Nord è rimasta all’interno del mercato unico europeo: le merci devono quindi essere sottoposte a controlli quando transitano dalla Gran Bretagna all’isola smeraldo. Per gli unionisti l’introduzione di una frontiera commerciale nel mare d’Irlanda non è però accettabile, in quanto renderebbe Belfast commercialmente più vicina a Dublino (e all’Ue) che a Londra. Dopo due anni di proteste, la scorsa settimana lo stallo è stato superato grazie a un’intesa tra il Dup e il governo britannico. In base all’accordo, il governo di Rishi Sunak ridurrà i controlli sulle merci in transito dal resto del Regno Unito all’Irlanda del Nord e favorirà la vendita dei prodotti nordirlandesi in Gran Bretagna.

Governo devoluto – Terminato il boicottaggio del Dup, gli unionisti e i repubblicani hanno avviato i negoziati per la formazione del governo. Sulla base dei risultati delle elezioni del 2022, l’incarico di primo ministro è stato affidato a Michelle O’Neill, vicepresidente del Sinn Féin, mentre per quello di vicepremier è stata indicata Emma Little-Pengelly, esponente del Dup. Durante il suo discorso inaugurale, O’Neill ha dichiarato: «Oggi si apre la porta per un condiviso», evitando riferimenti espliciti all’unità irlandese. La neopremier ha però sottolineato l’importanza della sua nomina ricordando che la prospettiva di un primo ministro nazionalista «sarebbe stata inimmaginabile» per la generazione dei suoi genitori: durante il conflitto armato suo padre, militante dell’Ira (l’esercito repubblicano irlandese), era stato fatto prigioniero, mentre un suo cugino era stato ucciso dall’esercito britannico. «Sono dispiaciuta per tutte le vite perse durante il conflitto, senza eccezioni», ha aggiunto O’Neill, che d’ora in poi dovrà rappresentare l’intero popolo nordirlandese.