Ancora ostaggi in tuniche arancioni. Questa volta si tratta di due giapponesi, i reporter freelance Kenji Goto Jogo e Haruna Yukawa, protagonisti di un video diffuso martedì mattina in cui l’Isis minaccia di ucciderli se il loro governo non pagherà il riscatto: 200 milioni di dollari entro 72 ore, tre giorni.


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Ultimo di una serie, questo è il primo video del gruppo jihadista in cui viene esplicitata la richiesta di un riscatto. “Una minaccia imperdonabile, provo profondo risentimento”, ha commentato il premier Shinzo Abe, in visita a Gerusalemme, che ha subito chiesto il loro rilascio. Intanto Abe ha anticipato il rientro in patria e ha avviato il processo di verifica dell’autenticità del video. Da Tokyo, il portavoce del governo Yoshihide Suga si è rifiutato di dichiarare se il Paese intende pagare la somma richiesta.

Isis ostaggi giapponesiLo scorso 17 gennaio il Giappone aveva confermato il proprio sostegno alla lotta anti-Isis promettendo 200 milioni di dollari per assistenza non militare ai Paesi che combattono contro il terrorismo islamico. Un impegno a cui i miliziani hanno dato risposta in questo video, con perfetto accento inglese: “Al primo ministro del Giappone: anche se distate più di 8500 chilometri dall’Isis, avete deciso di prendere parte a questa crociata. Avete orgogliosamente donato 100 milioni per uccidere le nostre donne e i nostri bambini, per distruggere le case dei Mussulmani”. Al di là della discrepanza delle cifre, un messaggio chiaro al Paese.

Ma la guerra di Isis è anche interna. Ieri sera, 19 gennaio, si è diffusa una notizia secondo cui il gruppo fondamentalista islamico si sarebbe reso colpevole dell’esecuzione di 13 ragazzini a Mosul, in Iraq. Le vittime, accusate di avere infranto la legge islamica facendo il tifo per la propria nazionale di calcio, sarebbero stati messi in cerchio e fucilati a freddo, in pubblico. Una notizia terribile che però al momento non trova conferme.

Chiara Piotto