Itamar Shimoni, sindaco di Ashkelon (nel sud di Israele)

Itamar Shimoni, sindaco di Ashkelon (nel sud di Israele)

Una decisione provvisoria. Ma che dà l’idea di quanto sia alta, dopo l’attacco terroristico di martedì 18 novembre in una sinagoga di Gerusalemme. È stato Il rischio di ulteriori violenze a spingere Itamar Shimoni, sindaco di Ashkelon (nel sud del Paese), ad allontanare i lavoratori arabi da alcuni asili nido della città, durante le ore scolastiche. E ad affidare a guardie armate il compito di sorvegliare l’entrata di sette istituti.

Immediata la risposta delle autorità. Benjamin Netanyahu, primo ministro israeliano, è stato netto: “Non c’è spazio per discriminazioni contro gli arabi di Israele. Si tratta di persone che rispettano la legge”. Sulla stessa linea il ministro dell’Economia Naftali Bennette: “Il 99,9 per cento degli arabi è fedele a Israele. Non permetterò che alcun lavoratore sia danneggiato per motivi religiosi o razziali”. Gilad Erdan, ministro dell’Interno, ha aperto un’inchiesta per valutare la legalità della decisione di Shimoni, mentre il ministro della Giustizia, Tzipi Livni, ritiene che il provvedimento del sindaco non rispetta i fondamentali principi di uguaglianza.

Anche il Partito Laburista israeliano e Meretz, partito socialista, hanno condannato la scelta di Shimoni, mentre il Centro Mossawa, in difesa dei cittadini arabi di Israele, ha detto di volere denunciare il sindaco per avere violato le leggi sul lavoro contro la discriminazione.

Shimoni ha risposto alle critiche alla radio dell’esercito, spiegando che la sua decisione è stata indotta dalle pressioni dei genitori dei bambini. D’altra parte però, la dirigente dell’associazione dei genitori di Ashkelon ha preso le distanze dalla decisione.

Andrea de Cesco