Poliziotti israeliani circondano la sinagoga di Har Nof, Gerusalemme, dove due palestinesi hanno aperto il fuoco uccidendo 4 fedeli.

Poliziotti israeliani circondano la sinagoga di Har Nof, Gerusalemme, dove due palestinesi hanno aperto il fuoco uccidendo quattro fedeli.

Un assalto al nemico, a Gerusalemme, dentro una sinagoga ultra-ortodossa. Con una scure, un coltello e una pistola. Così la mattina del 18 novembre due terroristi palestinesi hanno ucciso quattro persone nel quartiere Har Nof della capitale. Il bilancio potrebbe aumentare, perché i feriti sono otto, alcuni gravi.

I due attentatori sono stati subito uccisi dalla polizia: erano abitanti di Gerusalemme Est. Il gesto è stato rivendicato dal Fronte popolare per la liberazione della Palestina, di ispirazione marxista. Ed è un gesto che scuote Israele, proprio per la scelta di colpire un luogo di culto.

Il portavoce di Hamas, Mushri al-Masri, ha subito esultato per l’attacco: “È nostro diritto vendicare il sangue dei nostri martiri”. All’opposto il presidente palestinese Abu Mazen, che conferma la sua condanna per “l’uccisione di ebrei a Gerusalemme e di altri civili ovunque essi siano”. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso una reazione e già poche ore dopo l’attentato la polizia ha iniziato le perquisizioni a Jabel Mukaber, quartiere d’origine dei due membri del commando.

E oltre a quello del terrorismo, rischia di aprirsi un fronte diplomatico per Israele. L’Unione Europea medita infatti sanzioni contro i nuovi insediamenti. A rivelarlo è stato l’importante quotidiano israeliano Hareetz, che ha pubblicato un documento non ufficiale – sarebbe dovuto circolare soltanto tra gli uffici dell’UE – in cui si prende posizione contro il rinnovato espansionismo di Netanyahu. La questione palestinese è una delle priorità del nuovo alto commissario per gli affari esteri dell’Unione Europea, Federica Mogherini. Che però precisa: il documento serve solo per avviare una discussione interna tra i 28 stati membri.

Michela Rovelli