È guerra. Israele e Iran si colpiscono a distanza, calando le loro carte militari in quello che potrebbe essere lo scontro risolutivo dopo le prime schermaglie dell’aprile 2025. Due imponenti apparati bellici a confronto.
Vediamo l’armamento tanto offensivo quanto difensivo di entrambi gli schieramenti, e le relative strategie: le prime mosse sulla scacchiera e i pezzi a disposizione dei due Paesi in conflitto.

Potenza offensiva israeliana – I missili israeliani caduti sull’Iran nella notte tra il 12 e il 13 giugno – e che hanno dato inizio all’operazione Rising lion, Leone che sorge – sono solo un assaggio, del vastissimo arsenale offensivo utilizzabile nella strategia bellica dell’Idf, l’esercito con la Stella di Davide. Il Mossad, ovvero l’intelligence israeliana, è infatti riuscito a trasportare droni-kamikaze in Iran: i commando li hanno poi nascosti in case sicure, usando infine alcuni camion come trampolini di lancio. La tattica miliare è stata quella, innanzitutto, di colpire i sistemi iraniani di difesa antiaerea, neutralizzando i radar. Liberati in questo modo i cieli, l’aeronautica ha quindi avuto maggior agio d’intervento, inviando nello spazio aereo nemico caccia-bombardieri e velivoli d’appoggio. È in questo modo che l’Idf ha potuto sferrare il primi attacchi con raid aerei, i cui principali obiettivi sono stati i siti militari, quelli di arricchimento dell’uranio e, più in generale, quelli di ricerca scientifica sulla realizzazione dell’ordigno nucleare. Oltre a colpire Teheran, la capitale, sono stati eseguiti omicidi mirati contro scienziati e capi militari.
Tsahal, l’esercito israeliano, ha a disposizione due tipi di caccia offensivi all’avanguardia d’importazione americana: gli F-15, di quarta generazione, e gli F-35, di quinta, che sono dei jet stealth, capaci cioè di eludere i radar nemici. I caccia israeliani trasportano missili o bombe e, sempre nella strategia dell’indebolimento dell’esercito israeliano, hanno bersagliato numerosi lanciatori di missili nemici, diminuendo così drasticamente la capacità di reazione da parte di Teheran.
Un’arma che ancora l’Idf non possiede, ma che potrebbe cambiare in maniera drastica le sorti del conflitto, colpendo efficacemente quei centri nucleari iraniani sotterranei in profondità, è il bunker buster, un ordigno progettato per penetrare strutture fortificate prima di esplodere, in modo da distruggere obiettivi ipogei o protetti da spesse barriere. Gli unici che potrebbero fornire a Israele i bunker buster sono gli Stati Uniti, i soli a possedere, oltre alle bombe di penetrazione, gli stessi bombardieri, ossia aerei capaci di trasportare ordigni così pesanti. Infine, l’arma delle armi, quella per cui è stato sferrato l’attacco preventivo all’Iran: Israele, anche se non lo ha mai confermato ufficialmente, possiede tra 80 e 200 testate nucleari.

Potenza offensiva iraniana – L’arsenale iraniano può contare su diversi d’attacco. Innanzitutto i droni-kamikaze, capaci di trasportare dai 40 ai 100 kg di esplosivo e di volare per 4000 km, raggiungendo Israele in 5-7 ore. Il principale difetto di questi dispositivi è quello di essere molto lenti, e dalla traiettoria abbastanza prevedibile, cosa che li rende particolarmente intercettabili. L’altra arma ampiamente utilizzata dalle Forze armate dell’Iran sono i missili. L’esercito ne ha in dotazione due tipi: quelli da crociera, più deboli, e quelli balistici, decisamente più letali. I missili da crociera possono portare 20-100 kg di esplosivo, per una gittata che può raggiungere i 2000 km. Molto più veloci dei droni, impiegano comunque 3 ore e mezza per raggiungere Israele. Lentissimi, se paragonati a quelli balistici, capaci di coprire la distanza Teheran-Tel Aviv in soli 15 minuti, trasportando fino a 1500 kg di esplosivo, per un traiettoria massima di quasi 3000 km. L’Iran potrebbe disporre anche di missili ipersonici, che impiegano ancora meno.
Un’ultima arma che Israele teme sia in possesso dei pasdaran sono le bombe sporche, ossia contenenti sostanze radioattive in misura molto ridotta, ma capaci di contaminare il luogo d’esplosione a vasto raggio.
La strategia militare adottata dall’Iran è quella della saturazione dell’Iron Dome, lo scudo antimissilistico israeliano: di 370 ordigni lanciati da Teheran, infatti, 30 son riusciti a bucare le difese, colpendo il suolo nemico.

Dispositivi difensivi israeliani – Israele può contare su uno dei sistemi di difesa militare più avanzati al mondo, l’Iron Dome. Tradotto: la cupola di ferro. Un sistema di intercettazione che, attraverso dei contro-missili, può neutralizzare la minaccia nemica ancora in volo. In particolare, l’Iron Dome è capace di intercettare missili superficie-superficie e droni a 70 km di gittata, mentre un altro dispositivo, la David’s Sling, la fionda di Davide ha un raggio di efficacia ancora maggiore, fino a 300 km. Gli ordigni difensivi utilizzati sono gli Arrow 2, che possono contrastare i missili da crociera, e gli Arrow 3, molto più potenti, capaci di annientare missili balistici, con addirittura 2400 km di gittata.

Sistema difensivo iraniano – L’esercito iraniano può contare sul sistema missilistico S-300, di origine ex sovietica, come principale arma contraerea. Oltre ai radar, chiaramente, che sono stati i primi a essere distrutti dall’aviazione israeliana. Il punto di maggior forza dell’Iran, nella produzione tecnico-scientifica della Bomba, è il complesso sistema di bunker e di laboratori sotterranei dove si svolgono le sia le ricerche che gli assemblaggi dei «pezzi del puzzle», come si diceva a Teheran. I principali centri di ricerca sul nucleare sono quelli di Fordow, Bonab e Teheran, mentre il più importante impianto sotterraneo per l’arricchimento dell’uranio si trova a Natanz. La profondità nella roccia è la loro più forte arma difensiva.