Carri armati israeliani in attesa lungo il confine con Gaza

Il conto alla rovescia è iniziato. Israele ed Hamas hanno ventiquattr’ore per trovare un accordo ed evitare che la Seconda Guerra di Gaza si trasformi in un’invasione di terra. Gli ingranaggi della diplomazia stanno cercando un punto d’incontro tra le richieste di Tel Aviv e quelle di Hamas

Le bombe e i lanci di razzi non cessano, quindi. Ed è soprattutto per questo che l’esercito israeliano ha chiuso di nuovo il valico di Kerem Shalom, il passaggio che unisce il Sud dello Stato ebraico alla Striscia palestinese: alla frontiera aspettano ancora di passare 118 camion carichi di medicinali e aiuti alla popolazione.

L’allerta resta alta anche per gli Stati Uniti: Washington, dopo aver inviato due navi militari per un’eventuale evacuazione di cittadini americani, ha dovuto anche gestire l’aggressione agli uomini della sicurezza dell’Ambasciata USA a Tel Aviv (un agente è stato ferito a coltellate e il responsabile arrestato subito dopo), proprio alla vigilia dell’arrivo nella città israeliana del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ora in Cambogia assieme al presidente Obama.

A colloquio con il Ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che se il lancio di razzi non si ferma Israele è pronto ad allargare le operazioni militari, reiterando il pericolo di un’invasione di terra. Mentre dalla Turchia, impegnato in passato a fianco del partito islamista Hamas, è giunta una dura condanna di Israele: il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha accusato Israele di essere responsabile di una “pulizia etnica” nei confronti dei palestinesi.

Carlo Marsilli