beduini-desertoDa beduini sono stati costretti, ormai sessant’anni fa, a mettere delle radici. Ora che le hanno, vengono sgombrati. E’ questo il triste destino di centinaia di abitanti del villaggio di Atir Um al-Hiran, in Israele. La scorsa notte le ruspe hanno preso posizione ai bordi del villaggio per dare il via alla demolizione, ordinata nel 2015 dalla Corte Suprema di Gerusalemme. Nei piani del governo, una volta terminata l’operazione, dovrebbe seguire la costruzione di una località ebraica, Hiran. Ma i beduini non ci stanno e in centinaia si sono mobilitati per impedire la demolizione delle loro case. Secondo quanto riporta l’Ong araba Adalah gli abitanti, aiutati da alcuni volontari della stessa organizzazione, si stanno opponendo fisicamente alla demolizione, in un estremo tentativo di salvare le loro case.

I beduini sono stati spostati dalla loro terra di origine nel 1956 e reclamano il loro diritto a rimanere, rivendicando di aver costruito strade, case e infrastrutture là dove prima c’era solo il deserto. Si oppongono inoltre alla proposta del governo di trasferirli a Hura, uno dei sette distretti beduini del paese, luoghi sovrappopolati costruiti per contenere la presenza dei vecchi nomadi del deserto, in cui mancano i servizi e dilagano la povertà e la disoccupazione.

L’aggressione. Tutto questo mentre martedì mattina in Cisgiordania si è consumato l’ennesimo episodio di violenza. Al check point Qalandiya un palestinese si è avvicinato a un agente di guardia israeliano cercando di accoltellarlo, ma l’aggressore è stato neutralizzato prima che potesse agire ed è stato ucciso.