Sabato 14 gennaio migliaia di cittadini israeliani sono scesi in piazza per manifestare contro il piano del primo ministro Benjamin Netanyahu di riformare radicalmente il sistema giudiziario, limitando il potere della Corte Suprema.
Armati di ombrelli, e incuranti della pioggia battente, 80mila persone hanno manifestato a Tel Aviv; 100mila in tutto il Paese.
Il piano del governo – L’obiettivo di Benjamin Netanyahu, per la sesta volta alla guida dell’esecutivo, è far approvare una profonda riforma della giustizia che preveda la limitazione dei poteri della Corte Suprema e maggiore potere, soprattutto al governo, sulla giustizia.
Dopo la vittoria alle elezioni politiche tenutesi nel novembre 2022, Netanyahu è alla guida di una coalizione di governo conservatore, formata dal partito Likud con l’appoggio delle frange di destra più oltranziste. I suoi progetti ambiscono a centralizzare i poteri nelle mani del governo. Un rischio accolto negativamente da molti cittadini israeliani, che guardano con attenzione al delicato equilibrio dei poteri in un Paese privo di costituzione formale, e caratterizzato da una sola camera assembleare (dove Netanyahu vanta una risicata maggioranza di 64 seggi sui 120 totali).

Manifestanti in Piazza Habima, a Tel Aviv, per protestare contro il governo. Fonte: Ansa
Le voce dei cittadini – Decine di migliaia di manifestanti hanno protestato contro i piani del governo, intravedendovi un chiaro progetto politico atto a limitare l’indipendenza della magistratura, rimuovere le garanzie per le minoranze garantite dalla Corte Suprema, ridurre i contrappesi al potere dell’esecutivo, e compromettere la democrazia. Le proteste sono state sostenute dai leader delle forze d’opposizione di centro e di sinistra.
Urlando «democrazia, democrazia» e esibendo scritte sui cartelloni che paventano disegni autoritari, i manifestanti hanno denunciato il pericolo di una svolta autoritaria e ricordato le accuse di corruzione delle quali il primo ministro deve rispondere. Si tratterebbe di un tentativo del governo di espandere i propri poteri a poche settimane dall’insediamento.