Il primo ministro uscente Benjamin Netanyahu

La metà più uno: la destra israeliana avrebbe raggiunto la fatidica quota di 61 seggi su 120. Lo spoglio non è ancora terminato, ma sembra che le schede dei soldati (circa 200 mila) e di altri settori particolari della popolazione modificheranno, seppur di poco, la ripartizione dei seggi in Israele. I double envelope votes – chiamati così per i maggiori controlli che la Commissione elettorale centrale deve esercitare sulla loro validità – avrebbero assegnato un deputato in più alla destra di Naftali Bennett: la sua Casa ebraica passerebbe così da 11 a 12 seggi. Ne avrebbe invece perso uno, da 5 a 4, il partito Lista araba unita.

Se le ultime schede non riserveranno altre soprese, l’ala destra del parlamento sarà così ripartita: 31 deputati per Likud-Beitenu, il partito del primo ministro uscente Benjamin Netanyahu (Likud) e la formazione nazionalista dell’ex ministro degli Esteri Avigdor Lieberman (Israel Beitenu), 12 per Casa ebraica, 11 per il partito ultraortodosso Shas (guidato da Eli Yishai, vice-premier uscente), 7 per Ebrei uniti nella Torah. Dallo spoglio, inoltre, emergerebbe il passaggio della soglia di sbarramento del 2% per i centristi di Kadima di Shaul Mofaz.

Sorpresa di queste elezioni, in ogni caso, resta il secondo posto di Yair Lapid, leader centrista del partito Yesh Atid (C’è un futuro). Popolare giornalista televisivo, considerato uno degli uomini più sexy del Paese, nominato dalla stampa il “Barack Obama della politica israeliana”, il 49enne Lapid ha conquistato ben 19 seggi. Un risultato che, dopo le dichiarazioni rilasciate dall’ex volto tv nella serata del 23 gennaio, rassicura Netanyahu. Il leader centrista ha escluso un accordo con la sinistra e la formazione di un blocco contro il premier uscente.

Giulia Carrarini