Il primo ministro israeliano Benjamin Netayahu vota a Gerusalemme

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu vota a Gerusalemme

Sono quasi sei milioni i cittadini israeliani chiamati alle urne per le elezioni politche anticipate di martedì 17 marzo. Dalle sette (sei ora italiana) fino alle ventidue si vota per eleggere i 120 deputati della Knesset, il parlamento di Gerusalemme, e decidere quale sarà il nuovo primo ministro d’Israele. A contendersi la poltrona ci sono l’attuale primo ministro conservatore Benjamin Netanyahu, che spera di arrivare al suo quarto mandato, e la strana alleanza – prima volta nella storia – tra il partito Laburista di Isaac Herzog e il partito Centrista Hatnuah di Tzipi Livni, l’Unione Sionista di Centrosinistra.

Di prima mattina Benjamin Netanyahu si è recato alle urne nella capitale insieme alla moglie Sara. Ai giornalisti ha ribadito: in caso di vittoria non formerà un governo di unità nazionale con il suo principale avversario Isaac Herzog, ma cercherà l’appoggio del partito nazionalista Focolare Ebraico di Naftali Bennett. I sondaggi degli ultimi giorni danno per vincente di quattro-cinque seggi il partito di Herzog. Ma il giornale filo-governativo Israel ha-Yom ha fatto sapere che Bibi starebbe recuperando terreno nei confronti dei partiti di opposizione.

Forse per questo, a sorpresa, l’opposizione ha annunciato un cambio di strategia. I due partiti di centro-sinistra si erano accordati per un premierato “a rotazione”, con Herzog e Tzipi Livniche avrebbero assunto a turno la carica di primo ministro. Ma lunedì 16, alla vigilia delle elezioni, Tzipi Livni ha annunciato che rinuncerà a questa rotazione. Una mossa per rafforzare la posizione dell’alleato laburista: se vincerà la coalizione anti-Netanyahu, il premier sarà Herzog.

L’appello finale di Herzog, anche lui alle urne di primo mattino, ha cercato di fare presa sull’emotività e ha parlato del futuro di una nazione da sempre in bilico tra aperture e chiusure nei confronti del mondo arabo. La posizione di Netanyahu è chiara da tempo ed è stata ribadita a poche ore dalle elezioni: sotto la sua guida, Israele non riconoscerà mai lo Stato palestinese. ”La scelta oggi – dice invece Herzog – è fra il cambiamento e la speranza oppure la demoralizzazione e la delusione”. E così Livni. ”Questa è una lotta tra il sionismo e l’estremismo. Io ed Herzog siamo alleati. Il nostro obiettivo è rimpiazzare Netanyahu, non la poltrona”.

Dei venticinque partiti in corsa, solo una decina dovrebbe superare la soglia di sbarramento del 3,5 per cento. Per la prima volta gli arabi israeliani, che rappresentano il quindici per cento degli aventi diritto, potranno votare una loro lista, Araba Unita, che spera di accedere al parlamento. I primi exit poll sono attesi alla chiusura dei 100 mila seggi, mentre nella notte verranno diffusi i primi dati ufficiali.

Camilla Colombo