Regge, per ora, il sottile equilibrio tra Libano e Israele. Anche se nelle ultime ore sono aumentate le tensioni tra reparti israeliani e gli sfollati diretti verso il sud del Libano. Le speranze di pace, dopo la tregua tra i due Paesi e iniziata ufficialmente alle 16.00 del 27 novembre, sono concrete. Hezbollah, nonostante le grosse perdite, ha rivendicato la vittoria: «Dio Onnipotente si è alleato alla giusta causa. Rimaniamo pronti per colpire il nemico». Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ha più volte ricordato che l’accordo riserva la possibilità ad Israele di attaccare Hezbollah qualora la «minaccia sia imminente». Uno piccolo scossone all’equilibrio è però già arrivato la mattina successiva, quando un drone israeliano ha colpito il villaggio libanese di Markaba.
Il primo giorno – Fin dalle prime ore, dopo la fine delle ostilità, i rifugiati libanesi si sono incolonnati per fare ritorno a casa. È stata necessaria una comunicazione del portavoce in lingua araba dell’esercito israeliano (Idf) per rallentare l’esodo: «Per la vostra sicurezza vi è per ora vietato attraversare il fiume Litani e dirigervi verso sud. In quella zona sono ancora dispiegate le forze militari dell’Idf». Anche a nord di Israele sono iniziati i viaggi degli sfollati verso le loro case. Secondo dati ufficiali più di 12 mila persone hanno già fatto ritorno nella zona settentrionale del paese. A Beirut intanto sono partiti i festeggiamenti: le strade si sono riempite di caroselli che hanno celebrato la tregua, le bandiere gialle di Hezbollah e quelle dello stato libanese si sono confuse tra le macerie. Grande sollievo per i leader del partito di Dio, dichiaratisi vittoriosi nonostante la perdita di 4.000 miliziani. Inedita apparizione di Muhammad Mahdi Nasrallah, figlio del leader di Hezbollah ucciso da Israele (Hassan Nasrallah). Mahdi Nasrallah, nel video apparso sul web, celebra il successo del partito del padre mentre è circondato dalle rovine della sua casa nella periferia della capitale.
L’accordo – Nel pomeriggio del 27 novembre, reparti dell’esercito regolare libanese hanno iniziato a occupare la zona cuscinetto ipotizzata dall’accordo. L’esercito libanese si dovrà coordinare con le forza Unifil delle Nazioni Unite per garantire la pace nel territorio. Per le due parti in conflitto invece la prima fase prevede un graduale ritiro delle truppe israeliane dal sud del Libano. La milizia sciita di Hezbollah si sposterà a nord del fiume Litani. Questo nei primi giorni dei sessanta previsti dalla tregua. L’intesa è stata siglata grazie alla mediazione di Francia e Stati Uniti e ha raccolto un trasversale apprezzamento, con Cina e Russia che si sono dimostrati soddisfatti.
A Gaza – Continua invece ad essere complessa un’interruzione del conflitto nei territori della Striscia. Le due parti hanno esigenze opposte. I palestinesi chiedono un ritiro immediato e completo dei soldati israeliani con garanzie internazionali sulla sua sovranità. Tel Aviv vorrebbe la restituzione di tutti gli ostaggi, il controllo di parte della Striscia e un nuovo governo palestinese senza Hamas.