Non più una sola Striscia, bensì due: «Oggi esiste una Gaza Nord e una Gaza Sud», ha dichiarato Daniel Hagari, ammiraglio e portavoce delle forze armate israeliane. Un territorio tagliato a metà dai soldati dell’Idf (le forze di difesa dello Stato ebraico) che nella notte di domenica 5 novembre hanno raggiunto la costa del Mediterraneo. Tutto sembra pronto per l’attacco finale a Gaza City, che occupa la parte settentrionale della Striscia. A un mese dall’attacco terroristico del 7 ottobre lamciato da Hamas, si aspetta dunque da un momento all’altro il culmine di quell’operazione di terra annunciata da settimane. Non si sa quando verrà sferrato il colpo definitivo, ma ogni giorno è sempre più vicino l’ingresso delle forze di difesa israeliane dentro la città più importante della Striscia, il centro nevralgico di Hamas. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, le forze di terra potrebbero entrare nelle prossime 48 ore.
Comunicazioni interrotte – La porta per fuggire da Gaza verso Sud sono state aperte di nuovo. «Nonostante Hamas stia danneggiando gli sforzi umanitari a favore del popolo palestinese e vi stia usando come scudi umani, oggi consentiremo il passaggio sulla Salah-al-Din Road», ha scritto sul social X (ex Twitter) Avichay Adraee, portavoce dell’Idf. Quattro ore per scappare, ma per molti rimane la paura di essere bersagliati proprio sulla via di fuga. Nelle settimane passate si sono moltiplicate le testimonianze di palestinesi bersagliati da bombardamenti proprio durante la fuga a sud. Il messaggio di Adraee, condiviso sia in ebraico sia in arabo, potrebbe non essere stato ricevuto dai civili che sono rimasti dentro la Striscia. Comunicazioni e servizi internet sono stati interrotti per la terza volta dall’inizio del conflitto. Lo ha denunciato anche l’azienda di telecomunicazioni Paltel. Un modo per impedire ai miliziani di Hamas di comunicare fra di loro, ma incombono gravi conseguenze umanitarie: con le linee telefoniche interrotte, non si può neppure chiedere l’intervento di un’ambulanza per soccorrere i feriti.
Attacco nella notte – Nella notte si sono intensificati i bombardamenti sul territorio palestinese. I più intensi dall’inizio della guerra, secondo alcuni reporter. L’esercito israeliano rivendica di avere colpito almeno 450 postazioni di Hamas: tunnel, complessi militari con campi da addestramenti e punti di osservazione, postazioni da cui venivano lanciati missili anticarro. E ovviamente anche miliziani.
Mentre l’Idf ha intensificato le attività, la diplomazia non si è fermata. Antony Blinken, segretario di Stato americano, è tornato in Medio oriente — dopo una tappa ad Ankara per incontrare il ministro degli Esteri turco — per discutere su una possibile soluzione di compromesso, una “tregua umanitaria” per ridurre l’impatto del conflitto sui civili. No da Benjamin Netanyahu: «Niente cessate il fuoco senza il ritorno degli ostaggi».
Ma gli Stati Uniti non si limitano alla diplmazia: la Us Navy ha schierato in Medio oriente un sottomarino che può trasportare testate nucleari. Non è stata fornita l’esatta posizione dell’unità, fotografata mentre transita nel Canale di Suez. Washingtonha già inviato nell’area due gruppi di portaerei.