«Non abbiamo sufficienti elementi per giudicare la nomina di Gina Haspel a capo della Cia. Dopo l’11 settembre ha diretto il primo black site in cui venivano torturati i prigionieri accusati di terrorismo, ma non sappiamo nulla di quello che ha fatto in quella prigione. Così come non abbiamo idea di quale ruolo abbia avuto nella distruzione dei 90 video, che mostrano le torture che il mio cliente e altri prigionieri hanno subito». Joseph Margulies, intervenendo all’Università Statale di Milano, in occasione della V Giornata della giustizia in memoria di Guido Galli, ribadisce quanto già dichiarato al New York Times. Un’affermazione che aveva stupito, se non deluso, buona parte della sinistra americana che da lui si aspettava una dura condanna nei confronti della Haspel. Margulies, infatti, oltre ad essere docente di Law and Government alla Cornell University, è il difensore di Abu Zubaydah, il presunto terrorista che nel 2007 è stato sottoposto 83 volte in un mese a waterboarding, durante la detenzione a Guantanamo.

Dalla parte dei condannati –  Il professore, durante il suo intervento, ha ricordato che il pericolo maggiore per la giustizia è quello di pensare che gli autori di alcuni reati perdano il diritto ad essere considerati esseri umani. Un diritto che non si può negare a nessuno. Per questo da anni lui e la moglie Sandra Babcock si battono per l’abolizione della pena capitale, difendendo i condannati al braccio della morte. «Non possiamo pensare di insegnare ai cittadini che uccidere è un crimine, se lo Stato è il primo a commetterlo», ha detto lei, ricordando che in questo la giustizia italiana è molto più avanzata: «I terroristi che hanno ucciso Guido Galli negli Stati Uniti sarebbero stati condannati a morte, nel Paese di Cesare Beccaria questo non è avvenuto».

Il ricordo di Guido Galli –  All’inizio dell’incontro, dedicato al tema della giustizia penale e dei diritti civili in America, il rettore della Statale Gianluca Vago e la presidente della Corte d’Appello di Milano, Marina Tavassi, hanno ricordato Guido Galli, magistrato e docente di criminologia, ucciso da un nucleo armato del gruppo terroristico Prima Linea. Era il 19 marzo del 1980. Trentott’anni dopo l’aula, in cui non fece in tempo ad entrare perché gli spararono, è gremita di studenti che hanno imparato a conoscerlo da una targa. «Una giornata di studio è il modo migliore per tenere viva la memoria di mio padre», ha detto il figlio Giuseppe. «Galli – ha aggiunto Giulia Cucciniello, rappresentante dell’Associazione nazionale dei magistrati – aveva la rara capacità di ascoltare le ragioni di tutti con forte attenzione alle garanzie di chiunque in qualunque tipo di processo».