Le truppe russe ricaricano i lanciarazzi: comincia una nuova offensiva contro l’Ucraina. Mentre Kherson si sveglia sotto le bombe, vani risultano i tentativi di diplomazia tra gli Stati che – direttamente o indirettamente – da oltre un anno hanno preso parte al conflitto. In primis la Cina. Il piano in 12 punti varato dai vertici di Pechino pochi giorni fa non ha convinto le potenze occidentali, che continuano a sospettare della collaborazione con la Russia. Nonostante anche il portavoce russo Dmitri Peskov abbia smentito qualunque accordo con la controparte cinese, gli Stati Uniti hanno approvato un pacchetto di sanzioni contro le aziende di Pechino. «Deploriamo e respingiamo la mossa», ha fatto sapere la rappresentante del ministro degli Esteri Mao Ning, chiedendo al Congresso di ritirare i provvedimenti il prima possibile. «La Cina continuerà ad adottare le misure necessarie per salvaguardare con fermezza i diritti e gli interessi legittimi delle imprese».

Crimea – A destabilizzare il fragile equilibrio fra le potenze è anche la questione della Crimea. A nove anni di distanza dall’occupazione russa della Penisola, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato di voler riprenderne il controllo. «Quella è la nostra terra, il nostro popolo», ha affermato il Capo di Stato su Telegram. «Riporteremo la nostra bandiera in ogni angolo dell’Ucraina». Ipotesi subito rigettata dal Cremlino. Secondo l’agenzia di stampa russa Tass, Mosca reputa, infatti, «impossibile» il ritorno della Crimea nelle mani ucraine. Il territorio sarebbe ormai «parte integrante della Russia».

Droni iraniani – Intanto, continuano gli attacchi russi sul resto del territorio ucraino. Nella giornata del 27 febbraio, diversi droni iraniani Shahed hanno colpito la città di Khmelnytskyi, provocando incendi ed esplosioni nei quartieri residenziali. I media ucraini riportano la morte di almeno un civile e due soccorritori e il ferimento di altre quattro persone.

Dmitry Medvedev (Fonte: Flickr)

Futuro del conflitto Una situazione in bilico che non permetterebbe alle potenze in guerra di sedersi al tavolo dei negoziati. A un anno dall’inizio del conflitto, Mosca sembrerebbe, infatti, convinta dell’impossibilità di una soluzione pacifica e si è definita pronta a supportare fino alla fine la sua “operazione speciale”. Monito che ha convinto le potenze occidentali a perseverare nel proprio impegno verso Kiev. Lo stesso Congresso americano starebbe spingendo il presidente Joe Biden per l’invio dei jet richiesti dalle truppe ucraine. «I nostri nemici stanno continuando a pompare armi al regime neofascista di Kiev e stanno bloccando ogni possibilità di rilanciare i negoziati», ha replicato l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, che ha poi minacciato la catastrofe nucleare: «Sconfitta per tutti. Apocalisse. La vita precedente dovrà essere dimenticata per secoli, fino a quando le macerie fumanti cesseranno di emettere radiazioni».