La guerra in Ucraina guarda al presente e al futuro: da un lato la controffensiva che sta avvenendo in queste ore, dall’altro le discussioni su un potenziale ingresso nella Nato.
Si parla sempre più di accogliere Kiev nell’alleanza atlantica perché non si ripeta un’aggressione come quella iniziata a febbraio 2022. Se ne discute alla riunione del Gruppo di contatto per l’Ucraina nel quartier generale della Nato a Bruxelles, dove si riunisce la ministeriale Difesa dell’Alleanza. Alla presenza anche del ministro della Difesa ucraino.
L’impazienza di Kiev – Per adesso il tema principale è il sostegno che può essere dato al Paese in guerra senza che venga accettata per forza la richiesta di ingresso nel patto atlantico, che avrebbe il rischio di sollecitare una risposta di Mosca, già infastidita dall’avvicinamento dell’alleanza ai confini dell’Europa orientale.
Intanto da Kiev sono arrivati nuovi segnali di impazienza. «La Nato chiarisca quando e come diventeremo membri a pieno titolo dell’Alleanza», ha detto Oleksiy Reznikov, ministro della Difesa ucraino, in vista del vertice di Vilnius. Secondo Reznikov, accogliere il paese nel patto atlantico sarebbe solo una formalità: «L’Ucraina sta già di fatto svolgendo il ruolo di fianco orientale della Nato, proteggendo l’Europa dalla Russia».
Per adesso non sono arrivate repliche alle affermazioni del ministro. Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, si è espresso invece sui successi ottenuti fino ad ora nella controffensiva, attribuiti non solo alle competenze dei militari ucraini: «Il sostegno degli alleati fornito per molti mesi fa la differenza sul terreno di battaglia. Quindi, uno dei temi principali è come possiamo rafforzare il sostegno all’Ucraina».
Una timida apertura anche da Lloyd Austin, segretario della Difesa statunitense. «Sta diventando sempre più chiaro che l’Ucraina ha bisogno di una forza che sia interoperabile con la Nato», ha detto Austin, «gli sforzi in corso aiuteranno l’esercito ucraino nella battaglia di oggi, ma pongono anche le fondamenta per il futuro».
La controffensiva – L’esercito ucraino continua a combattere per riconquistare terreno, mentre da entrambi i lati vengono segnalati anche attacchi aerei. Secondo le autorità filorusse in Crimea sono stati intercettati nove droni ucraini, mentre nella regione del Donetsk sarebbero stati lanciati venti missili.
Anche dall’altro lato del fronte è stata una notte di attacchi. Mentre in dodici regioni diverse ha suonato l’allarme antiaereo, a Odessa sono stati intercettati e distrutti tredici droni Shahed (di produzione iraniana), mentre un missile Kalibr lanciato dalle armate russe ha colpito il magazzino di un supermercato, uccidendo tre addetti. Anche Kryvy Rih, la città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelenskiy, è stata bombardata per una seconda volta dai razzi di Mosca. Secondo fonti locali, l’attacco ha causato danni anche a un gasdotto.
Intanto la controffensiva procede verso sud. «Un’avanzata graduale ma decisa, nonostante la potente resistenza russa», come è stata definita da Hanna Malyar, viceministra della Difesa ucraina. Secondo Malyar, le forze ucraine sarebbero avanzate di tre chilometri nei pressi di Bakhmut. Fino a oggi, l’esercito difensore avrebbe riconquistato sette insediamenti sul fronte, l’equivalente di 90 chilometri quadrati. Secondo Rob Lee, ricercatore del Foreign Policy Research Institute, le schermaglie fra i due eserciti rallenteranno l’avanzata ucraina mettendo a rischio la possibilità di «sfondare le linee difensive russe».