Una donna osserva la conferenza stampa di Yanukovych sulla tv ucraina (Foto Ansa)

Una donna osserva la conferenza stampa di Yanukovych sulla tv ucraina (Foto Ansa)

La Crimea non fa più parte dell’Ucraina. A cinque giorni dal referendum che deciderà sull’annessione della regione alla Russia, il parlamento della penisola ha proclamato l’indipendenza con 78 voti a favore sui 100 dell’assemblea. “Abbiamo deciso che se verrà approvato il referendum del 16 marzo, nascerà la Repubblica di Crimea – si legge nella dichiarazione dei parlamentari – che sarà uno Stato della Federazione russa”.

L’ultima mossa delle autorità locali spinge ancor di più la regione russofona verso l’annessione al Paese di Putin: martedì sono state cancellate tutte le tratte aeree per Kiev e Istanbul da Simferopoli, da cui ora si può partire solo in direzione Mosca. In mattinata il premier locale Serghiei Aksionov, non riconosciuto e ricercato da Kiev, aveva anche annunciato l’intenzione di “nazionalizzare le navi della flotta ucraina dislocata a Sebastopoli. Non intendiamo lasciar uscire le navi ucraine dalla città”.

L’amministrazione di Sebastopoli ha fatto sapere che “tutti i documenti d’ora in poi saranno in lingua russa e non più in ucraino”: le operazioni di “russificazione” della regione proseguono così senza sosta, in attesa che domenica il referendum dia l’esito che tutti attendono. Cinque giorni dopo, il 21 marzo, alla Duma – il ramo basso del parlamento russo – ci sarà la prima lettura del disegno di legge sulle annessioni, che consentirebbe alla federazione guidata da Putin di inglobare territori stranieri sulla base di un semplice referendum e senza dover firmare accordi internazionali.

Ma in Europa la preoccupazione continua a crescere. Il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha minacciato nuove sanzioni contro la Russia, forse già “da questa settimana”, se Mosca non risponderà alle proposte occidentali di bloccare l’escalation in Ucraina, dove nel frattempo il presidente deposto Yanukovych ha invano ribadito di essere “l’unico presidente legittimo e comandante in capo dell’Esercito”. Anche dalla Germania arrivano pressioni sulla Russia da parte del ministro Frank-Walter Steinmeier, mentre il premier britannico David Cameron ha detto in un’intervista alla Bild che “se la Russia non smetterà di destabilizzare l’Ucraina, i Paesi europei dovranno ridiscutere i rapporti con Mosca, economicamente e politicamente”. “Non accettiamo che la Russia violi la sovranità dell’Ucraina, che la calpesti”, ha detto un durissimo Cameron che ha definito il comportamento di Putin “uno schiaffo in faccia al diritto internazionale”. E il primo provvedimentod dell’occidente è già attivo: la Nato avvierà dei voli di ricognizione su Polonia e Romania per monitorare da vicino la situazione ucraina.

Francesco Giambertone