Un uomo giustiziato per aver diffuso film sudcoreani. Tre ragazzi mandati in un campo di rieducazione per un taglio di capelli in stile K-Pop. Sono solo le ultime vittime della legge sul pensiero anti-reazionario, promulgata dal leader supremo della Corea del Nord Kim Jong-Un un anno fa. L’obiettivo della norma era chiaro sin dall’inizio: eliminare qualsiasi tipo di influenza straniera, punendo in modo esemplare chiunque venga sorpreso a diffondere elementi culturali lontani da quella di Pyongyang.
“Veleni pericolosi” anti regime – In una lettera pubblicata su tutti i media locali lo stesso Kim ha dichiarato le motivazioni che lo hanno portato a scrivere questa legge. Slang, acconciature e vestiti possono essere dei «veleni pericolosi» e perciò ha chiesto alla Youth League, l’esercito giovanile del Paese, di reprimere «comportamenti sgradevoli, individualisti e antisocialisti» tra i giovani. «La diffusione della moda cinese o sudcoreana o di altri paesi è una seria preoccupazione per il regime nordcoreano – continua la lettera – prima ci sono i tagli di capelli, poi le scelte di vita, poi i valori e poi le domande scomode sul potere, il denaro e il modo in cui la società è strutturata: questa è la logica». Per il dittatore nordcoreano i suoi giovani «sono quelli rivoluzionari che trovano il loro piacere nelle difficoltà», diversi dagli altri nel resto del mondo che «cercano solo obiettivi e piaceri personali». Le idee di Kim sono state poi ribadite dagli organi di stampa del Partito, come il The Rodong Sinmun che in editoriale spiega: «La storia ci insegna una lezione cruciale: un Paese può diventare vulnerabile e alla fine crollare come un muro bagnato indipendentemente dal suo potere economico e di difesa se non ci aggrappiamo al nostro stile di vita. Dobbiamo diffidare anche del minimo segno del modello capitalistico e lottare per sbarazzarcene».
Il testo della legge – Il Daily NK, testata online sudcoreana, è stato il primo a entrare in possesso di una copia del testo del provvedimento: se vieni sorpreso a guardare un video sudcoreano, ricevi una condanna all’ergastolo o di morte. Chi non denuncia, rischia sette anni di reclusione. Se un lavoratore viene catturato, il capo della fabbrica può essere punito e se si tratta di un bambino, anche i genitori possono essere perseguitati. Il direttore del Daily NK, Lee San Yoing, ha dichiarato alla Bbc: «Il sistema di monitoraggio reciproco incoraggiato dal regime nordcoreano si riflette in modo aggressivo in questa legge. Con queste nuove regole, il Governo cerca di infrangere qualsiasi sogno che la generazione più giovane possa avere sul sud».
Il K-drama e i traffici illeciti di film – Il sistema propagandistico non può permettere che il popolo nordcoreano si affacci alla cultura del sud. Guardare le serie drammatiche prodotte a Seoul, chiamati K-drama, è vietato. Così come la loro distribuzione attraverso qualsiasi mezzo. Tuttavia, negli ultimi anni i contrabbandieri di produzioni cinematografiche e televisive straniere, soprattutto attraverso il confine con la Cina, si sono moltiplicati. Cd crittografati, ma soprattutto chiavette Usb protette da password venduti per una manciata di dollari. La legge anti-reazionaria però è chiara. A fine maggio, il Daily Mirror ha raccontato la storia di Lee, l’uomo giustiziato di fronte alla sua famiglia e al suo intero vicinato. Ingegnere capo della Wonsan Farming Management Commission, Lee è stato catturato mentre vendeva materiale sudcoreano. Accusato di essere un «elemento antisocialista», è stato giustiziato dalla polizia nordcoreana dopo 40 giorni di carcere. La moglie e il figlio, che hanno assistito in prima fila, sono stati poi prelevati e portati in un campo per prigionieri politici. Per non essere accusati anche loro di essere collaboratori di un reazionario, o anche di provare compassione verso uno di loro, nessuno dei 500 presenti ha aperto bocca. Le guardie nordcoreane si sono assicurate così che tutti sappiano che la pena per il contrabbando di video illeciti è la morte. Come riporta la Bbc, altre 20 persone sono accusate dello stesso crimine di Lee e ora sono in fase di procedimento penale.
La scelta del taglio di capelli – Per quanto riguarda la libertà di scegliersi il taglio di capelli, era un privilegio già da tempo dimenticato. Alcune fonti nordcoreane hanno raccontato alla Bbc che là le persone devono scegliere la propria acconciatura da un elenco approvato dal Governo. La campagna per combattere le influenze di altri Paesi coinvolge quindi anche i barbieri e non deve passare inosservata. Ancora il Daily NK ha riferito che tre adolescenti sono stati mandati in un campo di rieducazione per un’acconciatura in stile K-pop (il pop sudcoreano conosciuto in tutto il mondo) e aver orlato i pantaloni sopra le caviglie. Secondo alcuni analisti, milioni di persone in Corea del Nord stanno soffrendo la fame. La pandemia ha contribuito a esasperare l’isolamento già presente sul territorio: il commercio con la Cina si è quasi fermato e comunicare con la vicina Seoul, una delle città più ricche del continente, può risultare pericoloso per la stabilità degli ideali.